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Prevenzione dello scompenso cardiaco, controllo dei fattori di rischio cardiovascolare come obesità, ipertensione e sedentarietà



Lo scompenso cardiaco, anche noto come insufficienza cardiaca, è una condizione invalidante e potenzialmente fatale che si sviluppa in genere in seguito a una lesione cardiaca e si manifesta con affanno, difficoltà di respiro e senso di stanchezza.
Il cuore, indebolito e troppo rigido, non riesce a pompare sangue nella quantità adeguata a soddisfare i fabbisogni dell’organismo. Ne consegue il danneggiamento dei principali organi che senza la dovuta attenzione può portare al decesso.

In Italia lo scompenso cardiaco colpisce tra le 600.000 e il milione di persone. L’incidenza di questa disfunzione, ossia il numero di nuovi casi annui che vengono diagnosticati è di circa 170.000 unità, e tende ad aumentare, perché il miglioramento delle cure cardiovascolari, favorendo la sopravvivenza a malattie come l’infarto, aumenta il numero delle persone a rischio di scompenso.

In generale, almeno una persona su tre, uomo o donna, è a rischio di sviluppare scompenso cardiaco entro 5 anni da un infarto miocardico.
La probabilità aumenta anche in funzione dell’età. Studi hanno calcolato infatti che la prevalenza della malattia è pari a meno dell’1% nelle persone fino a 60 anni, del 2% in quelle tra i 60 e 70 anni, del 5% tra i 70enni e gli 80enni, attestandosi a oltre il 10% dopo gli 80 anni.

Inoltre, lo scompenso cardiaco è la terza causa di ricovero ospedaliero ( dopo parto e cataratta ). Ogni anno i ricoveri sono più o meno 165.000 ( 500 al giorno ) e sono cresciuti di circa il 16% dal 2000 al 2005. La degenza media è di 10 giorni.
Quasi la metà ( 45% ) dei dimessi viene però ricoverato una seconda volta entro 6 mesi.

Per l’assistenza a questa tipologia di malati si spendono circa 550 milioni, pari al 2% dei costi totali per i ricoveri ospedalieri e dello 0.5% della spesa sanitaria complessiva.
Tuttavia, lo scompenso cardiaco è poco conosciuto. Un’indagine condotta nel 2005 ha rivelato che solo 2 italiani su 100 sono in grado di descriverne i sintomi e solo 30 su 100 la ritengono una malattia grave. 1 italiano su 3 è convinto che si tratti di una normale conseguenza dell’invecchiamento e non di una malattia legata a una grave alterazione cardiaca.

Secondo Massimo Piepoli, responsabile dell’Unità operativa Scompenso e Cardiomiopatie dell’Ausl di Piacenza e, membro dell’associazione per lo scompenso cardiaco dell’European Society of Cardiology ( ESC ), una prevenzione efficace è in grado di prevenire l’80% delle patologie cardiovascolari e perfino il 40% dei tumori.
Attraverso la conoscenza della malattia e con stili di vita sani, i pazienti possono riconoscerla precocemente e vivere bene e più a lungo.
Per questo la prima raccomandazione rivolta alla popolazione è la prevenzione dei fattori di rischio cardiovascolare, come obesità, ipertensione e sedentarietà, eliminando inoltre il fumo e limitando l’assunzione di bevande alcoliche.
Il tutto, seguendo una dieta controllata e praticando regolarmente attività fisica. ( Xagena Medicina )

Fonte: Ausl Piacenza, 2017

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Per approfondimenti: Cuore.net http://cuore.net/



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