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Sepsi, la causa di morte più comune in seguito a grave infezione



L'incidenza di sepsi è in crescita vertiginosa soprattutto nei Paesi ad alto reddito. In Italia, la Toscana, negli ultimi anni, ha visto quintuplicare i casi di sepsi. La Regione ha varato, prima in Italia, un Programma di lotta alla sepsi, allo scopo di arginare l'ondata crescente di casi e adottare le misure necessarie per invertire la tendenza dell'aumento di decessi per sepsi.

La Toscana per invertire questo pericoloso trend, propone alcune precise linee d'intervento: a partire dalle vaccinazioni, dalle azioni di contrasto alla meningite, ai sistemi di sorveglianza sulle infezioni correlate, all'assistenza, e sulla antibiotico-resistenza.

Programma regionale di lotta alla sepsi

E' un programma triennale che coinvolge tutti i soggetti che possono contribuire alla prevenzione e alla corretta gestione della sepsi: aziende sanitarie, operatori sanitari, strutture sanitarie e sociosanitarie, società scientifiche, organizzazioni professionali, gruppi di interesse istituzionali, associazioni di pazienti.

La sepsi è una patologia tempo-dipendente. La mortalità per shock settico aumenta dell'8% per ogni ora trascorsa al di fuori di un percorso clinico sicuro e validato. Per questo è fondamentale identificare immediatamente la sepsi ( è una delle condizioni prevalenti associate a errori di diagnosi in Pronto soccorso: 9.6% dei casi ), localizzarla, intervenire con tempestività e gestirla correttamente.

Lo scopo del Programma regionale è quello di guidare le azioni necessarie al miglioramento della qualità per la prevenzione, la pronta identificazione e il trattamento della sepsi, al fine di ridurne l'incidenza e la mortalità e morbilità ad essa associate, orientando il sistema all'adozione di protocolli operativi contestualizzati.

La sepsi è un'emergenza sanitaria globale. E' la causa di morte più comune in seguito a infezione grave. E' una delle malattie più comuni, ma meno riconosciute, sia nei Paesi ad alto reddito che in quelli a basso e medio reddito. Ogni anno nel mondo 30 milioni di persone sono colpite da sepsi ( di queste, oltre 6 milioni sono sepsi neonatali e pediatriche e oltre 100.000 sono casi di sepsi materna ): dai 6 agli 8 milioni muoiono.
La sepsi registra un tasso di mortalità cinque volte superiore all'ictus e dieci volte all'infarto miocardico.

Negli ultimi dieci anni nei Paesi ad alto reddito la sepsi è aumentata drammaticamente, ad un tasso annuo compreso tra l'8 e il 13%. Le ragioni sono molteplici e comprendono l'invecchiamento della popolazione, il crescente ricorso degli interventi ad alto rischio in tutti i gruppi di età e lo sviluppo di microrganismi aggressivi e resistenti agli antibiotici.

Nonostante la notevole incidenza, la sepsi è poco conosciuta dalla popolazione ed è spesso confusa con la setticemia, ovvero la diffusione nel sangue di microrganismi o delle loro tossine.

La sepsi si verifica invece quando la risposta dell'organismo ad un'infezione determina la comparsa di un'insufficienza d'organo quale esito di un processo abnorme dell'ospite, che arriva a danneggiare i suoi stessi tessuti. Può portare a shock, insufficienza multipla degli organi e morte, soprattutto se non riconosciuta in tempo e non-trattata tempestivamente.

Nonostante i progressi della medicina moderna, vaccini, antibiotici e cure intensive, la sepsi rimane la principale causa di morte per infezione, con tassi di mortalità ospedaliera tra il 30 e il 60%.

A livello europeo si stimano 1.4 milioni di casi di sepsi all'anno, con una mortalità variabile tra il 28 e il 50%.

Il più recente rapporto del sistema di sorveglianza europeo - EARS-Net dell'ECDC - mostra come l'Italia sia uno dei Paesi euroepi ove è maggiore la diffusione di microrganismi antibiotico-resistenti, spesso anche multiresistenti.

In Toscana negli ultimi anni i ricoveri per sepsi sono quintuplicati, passando dai 566 del 2005 ai 2.719 del 2012.
Nel 2015 i ricoveri per sepsi sono stati circa 8.000, con una mortalità del 36% ( dati ARS, Agenzia di sanità regionale ). ( Xagena Medicina )

Fonte: Regione Toscana, 2017

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Per approfondimenti: MedicinaNews.it http://medicinanews.it/



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