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Molti pazienti, convinti di essere celiaci, soffrono invece di sindrome del colon irritabile o di allergia a proteine del grano diverse dal glutine



Una indagine curata da Italo De Vitis, UOC Medicina Interna e Gastroenterologia, del Policlinico Universitario Gemelli di Roma ha messo in evidenza che, tra tutti i pazienti visitati presso l'ambulatorio del Presidio Columbus, convinti di essere celiaci, la maggior parte è in realtà affetta da sindrome del colon irritabile, e circa il 20% è portatore, senza saperlo, di allergia al grano che non ha nulla a che vedere con la celiachia e che invece è una allergia a proteine del grano diverse dal glutine.

La celiachia è una malattia autoimmune ( in cui il sistema immunitario attacca le pareti dell’intestino ) scatenata da reazione impropria al glutine, che è la principale proteina del grano. Ne soffre l’1% degli italiani.
Prima considerata malattia rara, proprio per questi numeri ( una persona su 100 ) con la elaborazione dei nuovi LEA ( Livelli Essenziali di Assistenza ), la celiachia è approdata nella categoria di malattia cronica invalidante.

Il percorso diagnostico della celiachia è ancora irto di ostacoli. Infatti, nonostante le numerose iniziative volte a divulgare le modalità per giungere correttamente alla diagnosi e per tentare di omologare quanto più possibile la prassi che i medici dovrebbe adottare, esistono ancora incertezze e perplessità nel percorso diagnostico della malattia celiaca.

Questo contesto è poi aggravato dal fatto che da tante parti il glutine viene ingiustamente demonizzato, portando a troppe autodiagnosi di celiachia che poi sono di frequente sbagliate e che limitano gravemente l'ulteriore iter diagnostico.

La vera sensibilità al glutine non-celiaca, la cosiddetta gluten sensitivity, è molto meno frequente di quanto si creda.
I primi dati disponibili sulla gluten sensitivity relativi a circa il 6% si basano su studi epidemiologici,eseguiti negli Stati Uniti, ma non vi sono ancora evidenze scientifiche in merito.
Con gli studi fatti in Italia ( studio epidemiologico multicentrico coordinato dall'Università di Bologna ) si scende intorno all'1% della popolazione che lamenta disturbi ( soggettivi ) dopo aver mangiato grano. Ma al momento non ci sono dati certi.

Dallo studio, che ha riguardato oltre 400 persone che sono giunte all’ambulatorio di Patologie dell'assorbimento intestinale del Presidio Columbus-Gemelli nel 2016 e che è in corso di verifica su più larga scala, è emerso anche che il 25-30% delle richieste di visita sono per presunta sensibilità al glutine, e che quasi tutti questi pazienti ricadono invece nella diagnosi di intestino irritabile, che nulla ha a che vedere con il consumo di grano.
Dai nostri dati preliminari quasi 1/5 di questi presunti sensibili al glutine ( circa il 19% ), esclusa con certezza la celiachia, potrebbero nascondere altre condizioni immunologiche ancor oggi poco note sebbene scientificamente provate come le allergie alle altre proteine del grano.

Questo tipo di allergie ha una prevalenza dello 0.5% ( in base a studi epidemiologici effettuati negli USA ) ma potrebbero essere ancora sottostimate perché poco ricercate.

Oggi è possibile fare una diagnosi certa di celiachia, ma occorre seguire scrupolosamente gli algoritmi messi a disposizione dei medici; è preferibile per una maggiore utilizzazione di mezzi e di risorse umane che la diagnosi rimanga appannaggio dei Centri di eccellenza perché dietro la presunta diagnosi ( spesso auto-posta ) di gluten sensitivity ( che porta come conseguenza a una autoprescrizione di dieta senza glutine, che impedisce poi una diagnosi certa di malattia celiaca ) si possono nascondere altre patologie che è necessario evidenziare e non mimetizzare.

Presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma sono in atto diverse ricerche su più fronti per comprendere i meccanismi biologici in gioco ( microbiota, assetto immunologico etc ) per tutte queste patologie per arrivare a individuare marcatori diagnostici più precisi per ciascuna di esse.

Raccomandazioni

a) Mai mettersi a dieta spontaneamente senza prima aver consultato medici esperti e affrontato i test necessari e appropriati per giungere alla diagnosi;

b) Se si ha un sospetto di celiachia, è necessario rivolgersi al Presidio di rete per la diagnosi di celiachia;

c) Se di fronte a un sospetto di patologia glutine-correlata, i test della celiachia sono negativi, il medico deve approfondire il quadro clinico con ulteriori accertamenti e se ha dei dubbi deve inviare il paziente a un Centro esperto, in particolare per effettuare quegli esami allergologici che permettano di evidenziare o escludere una allergia alle altre proteine del grano;

d) Se si risulta negativi sia in primis per la celiachia che successivamente all’allergia ad altre proteine del grano, si può ragionevolmente supporre la presenza della cosiddetta gluten sensitivity. ( Xagena Medicina )

Fonte: Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma, 2017

Xagena_Salute_2017


Per approfondimenti: Gastroenterologia.net http://www.gastroenterologia.net/



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