Salute
Lo scompenso cardiaco è attualmente la prima causa di ricovero in Italia, subito dopo il parto, ma l’assistenza dei soggetti con scompenso in futuro dovrà essere pensata e progettata sempre più al di fuori dell’ospedale. Per la qualità di vita e la sopravvivenza stessa del paziente, ma anche per contenere i costi, che rischiano di diventare insostenibili.
Lo scompenso cardiaco è una patologia grave anche dal punto di vista prognostico; la metà dei pazienti muore a 5 anni dalla diagnosi.
Secondo gli ultimi dati dello studio ARNO si stima che in Italia la popolazione interessata da questa condizione sia pari a 1.2 milioni di persone ( 1-2% della popolazione ); i ricoveri per scompenso si aggirano sui 180 mila per anno e hanno una durata media di 9 giorni.
Una persona con scompenso costa allo Stato circa 11.800 euro l’anno ( per un totale di 2.1 miliardi di euro ) e l’85% di questa cifra è rappresentato dalle spese di ricovero.
Negli ultimi 5 anni si è registrato un incremento del 40% dei ricoveri. Un dato atteso in parte, in quanto legato all’aumento dell’aspettativa di vita, al crollo della mortalità per cardiopatia ischemica e dunque all’aumento della popolazione anziana con un cuore lesionato e scompensato.
La terapia dello scompenso è farmacologica ( beta bloccanti, ACE-inibitori, sartani, combinazione di Valsartan e Sacubitril ) ma anche basata su dispositivi medici.
Nel corso degli ultimi anni, farmaci, noti come gliflozine, impiegati nel trattamento del diabete hanno mostrato di ridurre i ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco.
Lo studio EMPA-REG OUTCOME con Empagliflozin è stato il primo a dimostrare significativi benefici cardioprotettivi nei pazienti con diabete. L'elevata riduzione del 35% delle ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca ha attirato l'attenzione della comunità scientifica sulla possibilità che l'inibizione farmacologica del cotrasportatore di sodio-glucosio di tipo 2 ( SGLT2 ) potrebbe essere parte dell'armamentario per il trattamento di pazienti con scompenso cardiaco, con e senza diabete.
Appartiene alla categoria dei dispositivi medicali la terapia di resincronizzazione cardiaca ( CTR-D ), che produce benefici nel 60-70% dei pazienti.
Ci sono poi i dispositivi di assistenza meccanica ventricolare sinistra ( LVAD ), che migliorano la sopravvivenza, anche in attesa di un trapianto cardiaco; di recente questo tipo di dispositivo è stato dotato di una pompa centrifuga di piccole dimensioni che ha molto ridotto il rischio di eventi trombo-embolici cerebrali. In Italia se ne giovano circa 120 pazienti l’anno, pari a circa 2 persone per milione di abitanti, inferiore alla media di 4 persone/milione di abitanti in Francia e alle 8 persone/milione di abitanti in Germania.
Anche il dispositivo Mitra-clip, che serve a riparare in maniera mini-invasiva una valvola mitralica insufficiente, riduce del 47% i ricoveri per scompenso cardiaco a 2 anni e del 38% la mortalità.
Inoltre sono stati sviluppati speciali sensori miniaturizzati che, impiantati in arteria polmonare, consentono di cogliere i primi segni d’allarme, che precedono anche di giorni, un episodio di edema polmonare.
Il sensore allerta da remoto il medico che può dunque intervenire sulla terapia farmacologica del paziente, evitando la riacutizzazione dello scompenso e dunque l’ennesimo ricovero. ( Xagena Medicina )
Fonte: Associazione Italiana Scompensati Cardiaci, 2018
Xagena_Salute_2018
Per approfondimenti sullo scompenso cardiaco: ScompensoCardiaco.net https://www.scompensocardiaco.net/