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Il microbiota intestinale può incidere sullo sviluppo dell’autismo ?



Uno studio, coordinato da Carlotta De Filippo dell’Istituto di biologia e biotecnologia agraria ( Ibba-Cnr ), ha preso in esame la composizione del microbiota intestinale di soggetti adulti affetti da autismo, cioè l’insieme di microrganismi che vivono nell’intestino umano.

E’ noto che sostanze presenti nella flora intestinale sono in grado di passare la barriera intestinale e produrre effetti sul sistema nervoso.

I ricercatori hanno analizzato la composizione del microbiota in soggetti che soffrivano di disturbi gastrointestinali, un disagio molto frequente tra le persone affette da autismo.
L’obiettivo era caratterizzare i microrganismi presenti, verificare se vi fossero delle diversità rispetto a soggetti sani, individuare eventuali marcatori.

Questo tipo di studio analitico è fondamentale per capire se il microbiota intestinale ha un ruolo nello sviluppo della malattia e, in ultima analisi, comprendere l’influenza dei fattori ambientali o alimentari.

Lo studio ha utilizzato tecniche di metagenomica e bioinformatica per caratterizzare le centinaia di batteri e, per la prima volta, anche di funghi presenti nell’intestino ( questi ultimi rappresentano circa l’1-2% del microbiota intestinale ).

I risultati hanno fornito un set di marcatori per valutare e guidare studi di intervento sulla dieta, che è alla base della composizione del microbiota.

Nei soggetti presi in esame, il profilo di cinque generi microbici e uno fungino, inclusi i coliformi, Clostridium e Candida, appaiono aumentati al crescere della gravità dei sintomi.
E' stata inoltre riscontrata la presenza di Escherichia coli, un batterio rivelatore di stati infiammatori.

Sebbene non si sia ancora arrivati a definire un profilo di microbiota comune per l’autismo, le informazioni prodotte dallo studio consentiranno, nell'immediato, di individuare misure di intervento sull’alimentazione, integrando probiotici e prebiotici, tali da ridurre la sintomatologia gastrointestinale, spesso invalidante.
In prospettiva aiuteranno a comprendere la relazione tra regime alimentare e malattia, permettendo di migliorare la qualità di vita dei pazienti. ( Xagena Medicina )

Fonte: Ibba-CNR, 2017

Xagena_Salute_2017


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