Salute
L' ampliamento dei criteri di accesso alle nuove terapie da parte dell'AIFA ( Agenzia regolatoria italiana sui Farmaci ) ha aperto le porte della cura a un numero sempre maggiore di pazienti con infezione da HCV ( virus dell'epatite C ).
E' stata approvata una nuova combinazione che potrà rendere l’obiettivo dell’eliminazione dell'epatite C più facile da raggiungere. Si tratta della combinazione Sofosbuvir più Velpatasvir ( Epclusa ), un trattamento pangenotipico, efficace contro tutti i ceppi del virus dell’HCV, che agisce inoltre in modo più rapido e e con meno effetti collaterali rispetto agli altri trattamenti.
I farmaci antivirali ad azione diretta, di cui Sofosbuvir è stato il capostipite, rappresentano la terapia rivoluzionaria nella cura dell'epatite C perché permettono di evitare l'utilizzo dell'Interferone, che era risolutivo solo nel 50% dei casi.
La nuova combinazione ad attività pangenotipica di Sofosbuvir con Velpatasvir rappresenta un’importante innovazione terapeutica perché agisce su tutti i genotipi del virus.
È efficace nel 99% dei casi nei genotipi 1, 2 e 4, nel 95% dei pazienti con genotipo 3.
Sofosbuvir più Velpatasvir ha dimostrato di essere efficace in 12 settimane, dimezzando i tempi di terapia rispetto agli antivirali ad azione diretta ( DAA ) di prima generazione utilizzati finora nei pazienti con patologia avanzata.
Il nuovo regime pangenotipico consente di iniziare a trattare i pazienti in tempi brevi. Fino ad oggi, infatti, i pazienti dovevano venire sottoposti a diversi test, sia prima di iniziare il trattamento che durante, con sistemi di monitoraggio; l’introduzione dello schema pangenotipico semplifica questa routine.
La combinazione Sofosbuvir e Velpatasvir per 12 settimane è stata autorizzata per i pazienti senza cirrosi o con cirrosi compensata e in combinazione con Ribavirina per i pazienti con cirrosi scompensata.
Sofosbuvir + Velpatasvir è anche il primo regime a singola compressa approvato per il trattamento dei pazienti con genotipo 2 e 3, senza l’ausilio di Ribavirina.
Infine, l'introduzione di uno schema che agisce su tutti i genotipi permetterà di abbattere il problema delle resistenze, il fenomeno per cui i virus acquisiscono la capacità di sfuggire all'azione dei farmaci.
Il nuovo pangenotipico consente di trattare tutti i tipi di pazienti nelle diverse fasi della malattia, con straordinaria efficacia in quelli con malattia avanzata. Inoltre è l’unica terapia che è stata utilizzata con ottimi risultati nei pazienti post-trapianto.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto come obiettivo da raggiungere entro il 2030 il controllo delle epatiti virali. Un traguardo ambizioso che potrà essere centrato attraverso la riduzione del 90% dei nuovi casi di epatite B e C, trattando l'80% dei pazienti eleggibili per il trattamento e riducendo del 65% i decessi legati alle epatiti.
In questo contesto si colloca il Piano Nazionale per l'eradicazione dell'HCV voluto dall'Agenzia Italiana del Farmaco e dal Ministero della Salute che prevede di trattare 80.000 persone all'anno nei prossimi tre anni.
In Italia stime recenti collocano il numero di malati di epatite C tra un minimo di 250.000 a un massimo di 600.000. Di questi, si ritiene che il 20% non sappia di esserlo.
L’infezione, infatti, rimane silente per molti anni, tempo in cui il virus, però, danneggia l’organismo e spesso, quando si arriva alla diagnosi, la malattia è già in fase avanzata. ( Xagena Medicina )
Fonte: Gilead, 2017
Xagena_Salute_2017
Per approfondimenti: Epatite.net http://www.epatite.net/