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Tubercolosi, in Italia 3.800 casi nel 2015



L’Organizzazione Mondiale della Sanità ( OMS ) ha diffuso una Guida etica riguardo alla tubercolosi, che sottolinea cinque obblighi fondamentali per governi, operatori sanitari, fornitori di cure, organizzazioni non governative, ricercatori.
Oltre il 95% delle morti di tubercolosi ( TBC ) si verificano in Paesi a basso e medio reddito. Sei Paesi rappresentano il 60% del totale, con alla guida l’India, seguita da Indonesia, Cina, Nigeria, Pakistan e Sud Africa.

La tubercolosi è una delle prime 10 cause di morte nel mondo. Nel 2015, si sono ammalate 10.4 milioni di persone e si sono avuti 1.8 milioni decessi per la malattia ( tra cui 0.4 milioni tra le persone con infezione da virus HIV ).

I bambini ammalati sempre nel 2015 sono stati circa un milione, e 170.000 sono morti ( esclusi quelli con infezione da HIV ).

In Italia nel 2015 sono stati notificati 3.769 casi, concentrati soprattutto tra i 15 e i 45 anni, ma con un incremento di casi nelle persone di età superiore ai 65 anni. La mortalità in Italia è in calo negli anni, ma resta intorno allo 0.6 per 100.000 abitanti ogni anno, e le terapie aumentano il tasso di successo.

La tubercolosi è una patologia ad esito infausto, soprattutto per le persone sieropositive: nel 2015, il 35% dei decessi da infezione da HIV ( virus dell’immunodeficienza umana ) erano dovuti a tubercolosi.
A livello globale nel 2015, secondo le stime, 480.000 persone hanno sviluppato la tubercolosi multi-resistente ( MDR-TB ).

L’incidenza della tubercolosi si è ridotta in media dell’1.5% all'anno dal 2000, ma secondo l’OMS si deve raggiungere un calo annuo del 4-5% per rendere vincente nel 2020 laStrategia TB End che ha come obiettivo finale quello di porre fine all’epidemia di tubercolosi entro il 2030.

Le comunità più a rischio sono quelle che devono affrontare sfide socioeconomiche: i migranti, i rifugiati, i prigionieri, minoranze etniche e altri che lavorano e vivono in ambienti potenzialmente pericolosi a rischio, e le donne, i bambini e gli anziani emarginati.

La povertà, la malnutrizione, le cattive condizioni abitative e i servizi igienico-sanitari, aggravati da altri fattori di rischio come l'infezione da HIV, il tabacco, l'uso di alcol e il diabete mellito, aumentano il rischio di tubercolosi e rendono più difficile l’accesso alle cure.
In più di un terzo ( 4.3 milioni ) di persone con tubercolosi, la patologia non è diagnosticata o dichiarata.

La nuova Guida etica tratta questioni quali l'isolamento dei pazienti contagiosi, i diritti dei malati di tubercolosi in carcere, le politiche discriminatorie contro i migranti affetti da tubercolosi. E sottolinea cinque obblighi etici fondamentali per governi, operatori sanitari, fornitori di cure, organizzazioni non governative, ricercatori: fornire ai pazienti il supporto sociale di cui hanno bisogno per soddisfare le proprie necessità; astenersi da isolare i malati di tubercolosi prima di avere messo in campo tutte le opzioni di trattamento e, comunque, solo in condizioni molto particolari; fare in modo che le popolazioni più isolate e a rischio possano accedere agli stessi standard di cura offerto agli altri cittadini; garantire che tutti gli operatori sanitari possano operare in un ambiente sicuro; condividere le tappe e i risultati dalla ricerca e l’informazione a livello nazionale e globale sulle politiche anti-tubrcolosi. ( Xagena Medicina )

Fonte: OMS, 2017

Xagena_Salute_2017


Per approfondimenti: TubercolosiOnline.net http://tubercolosionline.net/



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