Salute
L’alterazione dei livelli degli sfingolipidi, componenti fondamentali della membrana delle cellule del cervello, sembra giocare un ruolo cruciale nella malattia di Huntington.
Intervenire sul metabolismo di queste molecole potrebbe rappresentare una strada innovativa per combattere il decorso di questa patologia genetica.
Sono i risultati di una ricerca condotta dal Laboratorio di Neurogenetica e Malattie Rare dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli ( IS ) in collaborazione con altre istituzioni scientifiche italiane e internazionali, tra cui l’IIT di Genova e le Università Vanderbilt, negli USA, e Cambridge, nel Regno Unito.
La malattia di Huntington è una grave e rara condizione genetica neurodegenerativa che colpisce la coordinazione dei movimenti e porta a un inarrestabile declino neurologico.
La malattia è causata da una mutazione del gene che codifica per la proteina huntingtina. La proteina, prodotta in una forma alterata, interferisce con l’omeostasi del cervello alterandone le normali funzioni.
Pubblicato sulla rivista Scientific Reports, lo studio ha preso in esame un aspetto nuovo. I ricercatori hanno analizzato i livelli di sfingosina-1-fosfato ( S1P ), un particolare sfingolipide che controlla importanti funzioni nei neuroni e nelle cellule che costituiscono la sostanza bianca del sistema nervoso ( mielina ).
Gli esperimenti hanno mostrato come il funzionamento degli enzimi coinvolti nel metabolismo di S1P sia alterato nella malattia di Huntington.
Questo fenomeno è stato osservato sia nei modelli animali che nei tessuti umani.
I risultati sono incoraggianti. La modulazione farmacologica dell’attività di questi enzimi induce l’attivazione di meccanismi molecolari che mitigano gli effetti tossici della mutazione, in neuroni ottenuti da cellule staminali pluripotenti indotte ( iPSC ) derivanti da pazienti con la malattia.
Non è ancora del tutto chiaro come la mutazione della huntingtina possa provocare la riduzione dei livelli di S1P.
I ricercatori Neuromed, guidati da Vittorio Maglione, ritengono che i disturbi a carico degli sfingolipidi possano avere una notevole importanza.
Un difetto nel metabolismo di S1P potrebbe contribuire allo sviluppo della malattia di Huntington. Per questo motivo si ritiene che interventi mirati a modulare i livelli di questo sfingolipide potrebbero offrire prospettive nuove per una patologia per la quale attualmente non esistono cure.
Abstract
Huntington’s disease is characterized by a complex and heterogeneous pathogenic profile. Studies have shown that disturbance in lipid homeostasis may represent a critical determinant in the progression of several neurodegenerative disorders.
The recognition of perturbed lipid metabolism is only recently becoming evident in Huntington’s disease.
In order to provide more insight into the nature of such a perturbation and into the effect its modulation may have in Huntington’s disease pathology, researchers investigated the metabolism of Sphingosine-1-phosphate ( S1P ), one of the most important bioactive lipids, in both animal models and patient samples.
Researchers have demonstrated that S1P metabolism is significantly disrupted in Huntington’s disease even at early stage of the disease and importantly, they revealed that such a dysfunction represents a common denominator among multiple disease models ranging from cells to humans through mouse models.
Interestingly, the in vitro anti-apoptotic and the pro-survival actions seen after modulation of S1P-metabolizing enzymes allows this axis to emerge as a new druggable target and unfolds its promising therapeutic potential for the development of more effective and targeted interventions against this incurable condition. ( Xagena Medicina )
Fonte: IRCSS Neuromed di Pozzilli ( IS ), 2017
Xagena_Salute_2017
Per approfondimenti: NeurologyOnline.net http://www.neurologyonline.net/