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Carcinoma a cellule renali metastatico: la combinazione di Pembrolizumab e Axitinib in prima linea ha ridotto del 47% il rischio di morte e del 31% il rischio di progressione della malattia


Nel trattamento di prima linea del carcinoma a cellule renali metastatico ( mRCC ), il regime di combinazione con Pembrolizumab ( Keytruda ), un immunoterapico anti-PD-1, e Axitinib ( Inlyta ), inibitore tirosin-chinasico, ha dimostrato di migliorare in modo significativo sia la sopravvivenza globale ( OS ) sia la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) e il tasso di risposta obiettiva ( ORR ), rispetto a Sunitinib ( Sutent ), attuale standard di cura, indipendentemente dalla categoria di rischio e dall’espressione di PD-L1.

I risultati dello studio di fase 3 KEYNOTE-426, presentati al Genitourinary Cancers Symposium, ( ASCO GU ) di San Francisco, sono stati pubblicati su The New England Journal of Medicine.

Secondo Camillo Porta, Università di Pavia e Oncologia Traslazionale degli Istituti Clinici Scientifici Maugeri di Pavia, questi risultati rappresentano un reale cambiamento di paradigma del trattamento in prima linea della malattia in fase metastatica.
Per la prima volta, la sopravvivenza libera da progressione ha superato i 15 mesi e i dati di sopravvivenza globale hanno indicato una tendenza estremamente positiva.
La combinazione di Pembrolizumab e di Axitinib ha inoltre evidenziato un buon profilo di tollerabilità, in linea con il meccanismo di azione delle due molecole.

Storicamente, i pazienti con carcinoma a cellule renali in fase avanzata presentano tassi di sopravvivenza a 5 anni inferiori al 10%.

I risultati della prima analisi ad interim hanno mostrato che Pembrolizumab in combinazione con Axitinib hanno ridotto del 47% il rischio di morte, migliorando in modo significativo la sopravvivenza globale, rispetto a Sunitinib ( hazard ratio, HR=0.53 [ IC 95%, 0.38-0.74 ]; p inferiore a 0.0001 ).
Per il duplice endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione ( PFS ), la combinazione con Pembrolizumab ha mostrato una riduzione del rischio di progressione del 31% rispetto a Sunitinib ( HR=0.69 [ IC 95%, 0.57-0.84 ]; p=0.0001 ).
Il tasso di risposta obiettiva è risultato del 59.3% per i pazienti che hanno ricevuto Pembrolizumab in combinazione con Axitinib ( IC 95%, 54.5-63.9 ) e del 35.7% per quelli che hanno ricevuto Sunitinib ( IC 95%, 31.1-40.4 ) ( p inferiore a 0.0001 ), con un tasso di risposta completa del 5.8% ( n=25 ) e 1.9% ( n=8 ) e un tasso di risposta parziale del 53.5% ( n=231 ) e 33.8% ( n=145 ), rispettivamente per i pazienti che hanno ricevuto Pembrolizumab in combinazione con Axitinib, oppure con Sunitinib.

Dopo un follow-up mediano di 12.8 mesi, il confronto tra i due bracci di trattamento ha evidenziato che le percentuali di sopravvivenza globale a 12 e a 18 mesi erano più elevate con la combinazione di Pembrolizumab e Axitinib rispetto a Sunitinib, rispettivamente 89.9% versus 78.3%, e 82.3% versus 72.1%.
Anche le percentuali di sopravvivenza libera da progressione a 12 e 18 mesi sono risultate a favore della combinazione ( 59.6% e 41.1% ) rispetto a Sunitinib ( 46.2% e 32.9% ).
Il valore mediano di sopravvivenza libera da progressione è stato pari a 15.1 mesi versus 11.1 mesi, che si traduce in una riduzione significativa del 31% del rischio di progressione della malattia.

La durata mediana della risposta non è stata raggiunta nel braccio di combinazione con Pembrolizumab ( range, 1.4+ to 18.2+ mesi ) ed è risultata di 15.2 mesi ( range, 1.1+ to 15.4+ ) nel braccio Sunitinib.

I vantaggi in termini di sopravvivenza globale, sopravvivenza libera da progressione e tasso di risposta obiettiva sono stati dimostrati in tutti i gruppi di rischio secondo i criteri IMDC e indipendentemente dall’espressione di PD-L1.

Il profilo degli eventi avversi osservato è risultato in linea con i profili già conosciuti di Pembrolizumab e Axitinib.
Si è verificata una maggiore incidenza di aumento degli enzimi epatici di grado 3 o 4 con Pembrolizumab in aggiunta ad Axitinib rispetto a quelli osservati con ciascuno di essi in monoterapia. ( Xagena Medicina )

Fonte: MSD, 2019

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