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Congresso ASCO - Carcinoma a cellule renali: la combinazione Nivolumab e Ipilimumab a basso dosaggio offre una qualità di vita migliore rispetto a Sunitinib



Sono stati riportati i risultati degli esiti riferiti dal paziente di CheckMate -214, uno studio di fase III che ha riguardato pazienti a rischio intermedio o alto con carcinoma a cellule renali avanzato trattati con la combinazione di Nivolumab ( Opdivo ) e Ipilimumab ( Yervoy ), a basso dosaggio ( 1 mg/kg ), rispetto a Sunitinib ( Sutent ), in un follow-up superiore a 2 anni.

I pazienti trattati con la combinazione di du immunoterapici hanno riscontrato benefici significativi nei sintomi correlati alla patologia e miglioramenti della qualità di vita e del benessere riferibili allo stato di malattia.

Questi benefici si sono manifestati precocemente durante il trattamento con la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab a basso dosaggio ( 1 mg/kg ) e sono stati ampiamente mantenuti durante il periodo di trattamento e durante la terapia di mantenimento con Nivolumab.

Rispetto all’attuale terapia standard di trattamento, i pazienti trattati con Nivolumab e Ipilimumab a basso dosaggio, hanno riportato meno sintomi correlati al tumore, misurati alla scala FKSI-19 ( Functional Assessment of Cancer Therapy - Kidney Symptom Index ) del NCCN.
Questo beneficio è risultato essere significativo in tutti i punti temporali ad eccezione di 1 nel corso dei 2 anni di follow-up ( p inferiore a 0.05 ).

Il tempo al deterioramento ( TTD ) nel punteggio totale alal scala FKSI-19 è risultato significativamente ritardato con la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab a basso dosaggio, rispetto a Sunitinib ( HR=0.54; IC 95%: 0.46-0.63; p inferiore a 0.0001 ).

Una ulteriore analisi ha mostrato risultati simili con un beneficio significativo osservato con Nivolumab e Ipilimumab a basso dosaggio, rispetto a Sunitinib relativamente alla differenza rispetto al basale a un tempo prestabilito di 25 settimane.
Dopo valutazione con il punteggio totale di FKSI-19, con una differenza media di 3.55 ( 1.65 vs 1.9; p inferiore a 0.0001 ), l’analisi ha mostrato che i pazienti inclusi nel braccio di combinazione manifestavano punteggi di qualità di vita significativamente migliori riguardo ai sintomi correlati alla malattia, agli effetti collaterali del trattamento e alla funzionalità.

Inoltre, modificazioni rispetto al basale, della qualità di vita legata alla salute tra i bracci di trattamento a 25 settimane, valutate con la scala FACT-G ( Functional Assessment of Cancer Therapy - General ), hanno mostrato un vantaggio significativo con la combinazione Nivolumab più Ipilimumab a basso dosaggio, con una differenza media di 3.71 ( 1.52 vs 2.19; p inferiore a 0.0009 ) nel punteggio totale tra i due bracci.
Risultati a conferma dal FACT-G hanno mostrato anch’essi punteggi significativamente più alti nel braccio di combinazione in varie misurazioni, come il benessere fisico, funzionale ed emotivo.
In generale, questi dati hanno indicato un beneficio significativo e costante riportato dai pazienti con la combinazione rispetto alla terapia standard di cura.

Nella popolazione dello studio CheckMate -214 a rischio intermedio o sfavorevole, 425 pazienti hanno ricevuto Nivolumab 3 mg/kg e Ipilimumab 1 mg/kg ogni tre settimane per 4 dosi, seguito da Nivolumab 3 mg/kg ogni due settimane, e 422 pazienti hanno ricevuto Sunitinib 50 mg una volta al giorno per quattro settimane, seguite da 2 settimane di sospensione, per ogni ciclo.
Il dosaggio raccomandato per la combinazione di Nivolumab e Ipilimumab è di 3 mg/kg per Nivolumab, seguito da Ipilimumab 1 mg/kg, entrambi in infusione endovenosa della durata di 30 minuti, nello stesso giorno, ogni 3 settimane per 4 dosi.
Al completamento delle 4 dosi della combinazione, Nivolumab doveva essere somministrato per via endovenosa al dosaggio di 240 mg ogni due settimane oppure 480 mg ogni quattro settimane per 30 minuti fino a progressione della malattia o tossicità inaccettabile.

Gli endpoint primari di efficacia dello studio erano la sopravvivenza globale ( OS ), il tasso di risposte obiettive ( ORR: CR [ risposta completa ] + PR [ risposta parziale ] ) e la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ), determinati da un Comitato di revisione radiologica indipendente ( IRRC ), nella popolazione a rischio intermedio o sfavorevole.

I pazienti sono stati inclusi nello studio indipendentemente dallo stato PD-L1.

Nivolumab è un anticorpo monoclonale concepito per riconoscere e legarsi a un recettore, denominato PD-1, presente su alcune cellule del sistema immunitario denominate cellule T.
Le cellule tumorali possono produrre proteine ( PD-L1 e PD-L2 ) che si legano a questo recettore e bloccano l’attività delle cellule T, impedendo loro di attaccare il tumore.
Legandosi al recettore, Nivolumab impedisce alle proteine PD-L1 e PD-L2 di bloccare le cellule T, aumentando quindi la capacità del sistema immunitario di distruggere le cellule cancerogene.

Ipilimumab è un anticorpo monoclonale disegnato per riconoscere e legarsi a CTLA-4, una proteina che controlla l’attività delle cellule T, e ne blocca l’attività.
Bloccando CTLA-4, Ipilimumab provoca l’attivazione e l’aumento delle cellule T, che si infiltrano nei tumori e uccidono le cellule tumorali. ( Xagena Medicina )

Fonte: American Society of Clinical Oncology - ASCO Meeting, 2018

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Per approfondimenti sul Tumore al rene: OncoUrologia.it https://oncourologia.it/



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