Salute
Uno studio, coordinato dai ricercatori dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Sant’Anna e della Fondazione Monasterio di Pisa, ha mostrato che il dosaggio di tre biomarcatori consente di adattare la strategia terapeutica sulla base del rischio individuale di ogni singolo paziente consentendo di individuare gruppi a rischio elevato, intermedio, basso e di modulare di conseguenza la terapia connessa e la frequenza del follow-up.
Lo studio è stato pubblicato su Journal of American College of Cardiology ( JACC ).
Lo studio ha dimostrato che il dosaggio ematico di tre biomarcatori ( il recettore solubile sST2, importante indicatore di attivazione delle vie che provocano attraverso la fibrosi del cuore il suo indebolimento, l’ormone cardiaco NT-proBNP, indice di scompenso emodinamico e la proteina cardiaca troponina T dosata con metodiche ad alta sensibilità, indice di morte cellulare ) sono in grado di fornire ai clinici, quando impiegati insieme, un potente strumento di predizione del destino dei pazienti con scompenso cardiaco per valutare la probabilità di ospedalizzazione a causa di scompenso ( il cui rischio aumenta sino a 10 volte quando la concentrazione di tutti e tre i biomarcatori è aumentata ), per morte cardiovascolare e per morte per qualsiasi causa ( rischio aumentato sino a sette volte ).
Il Progetto collaborativo internazionale ideato ha coinvolto quattro studi europei e americani; sono stati analizzati i dati di 4.268 pazienti attraverso metodiche statistiche avanzate ( meta-analisi da dati individuali ), stabilendo per la prima volta i valori di soglia di rischio da utilizzare per orientare la decisione clinica ( 27 ng/ml, 1,360 ng/L, 18 ng/L ).
Il dosaggio dei tre biomarcatori consente di adattare la strategia terapeutica sulla base del rischio individuale di ogni singolo paziente consentendo di individuare gruppi a rischio elevato, intermedio, basso e di modulare di conseguenza la terapia connessa e la frequenza del follow-up.
Il dosaggio di sST2 è un nuovo strumento che si aggiunge all’ormone BNP/NT-proBNP e alla troponina.
Lo scompenso cardiaco è una sindrome estremamente diffusa. È la più importante causa di ospedalizzazione per i pazienti di età maggiore di 65 anni.
Ne è affetto il 2-3% della popolazione generale, il 10-15% se si considerano le fasce più alte di età.
A causa dell’invecchiamento della popolazione generale e del miglioramento delle cure della fase acuta delle malattie cardiovascolari, si prevede un incremento della prevalenza entro il
ventennio 2010-2030 ( +25% ) inevitabilmente associato a un aumento dei costi diretti e indiretti dell’assistenza ( +215% circa ). ( Xagena Medicina )
Fonte: Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, 2019
Xagena_Salute_2019
Per approfondimenti su Scompenso cardiaco: ScompensoCardiaco.net https://scompensocardiaco.net/