Salute
Il diabete mellito di tipo 1 è una patologia autoimmune in cui il sistema immunitario riconosce come estranee le cellule del pancreas che producono insulina, creando infiammazione e distruggendole determinando così il deficit assoluto di questo ormone.
In precedenti studi, era stato dimostrato che sostanze tossiche come i radicali dell’ossigeno rilasciate durante l’infiammazione possono legarsi all’insulina, modificarne la struttura e renderla dissimile dalla insulina normalmente prodotta, innescando così una risposta contro queste forme modificate di insulina.
Infatti, la maggior parte ( oltre l’80% ) dei pazienti con diabete mellito di tipo 1 presenta anticorpi circolanti contro l'insulina ossidata; tali anticorpi sono già presenti anche vari anni prima dello sviluppo del diabete mellito.
Pertanto, i ricercatori hanno valutato se gli anticorpi anti insulina-ossidata ( oxPTM-INS-Ab ) possano fungere da biomarcatore per individuare precocemente e in modo accurato il diabete mellito di tipo 1.
L’obiettivo dello studio era valutare se la presenza di anticorpi circolanti anti-insulina ossidata può migliorare la possibilità di prevedere la comparsa del diabete di tipo 1, rispetto ai biomarcatori standard attualmente disponibili per la diagnosi della malattia ( i cosiddetti anticorpi beta-cellulari: GADA, IA-2A, IAA ).
Lo studio è stato condotto in collaborazione tra i laboratori di Paolo Pozzilli ( Università Campus Bio-Medico di Roma ), di Ahuva Nissim ( Queen Mary, University of London ).
Sono stati impiegati i campioni di siero raccolti da Johnny Ludvigsson ( Linköping University ) nell’ambito dello studio ABIS ( All Babies in Southeast Sweden ), che ha messo a disposizione i dati sull’incidenza del diabete mellito di tipo 1 relativi a 17 mila bambini svedesi seguiti dalla nascita per circa 20 anni.
Sono stati quindi misurati gli anticorpi anti-insulina ossidata nel siero di un sottogruppo di bambini appartenenti allo studio svedese ABIS prima della diagnosi del diabete mellito di tipo 1.
I risultati dello studio hanno dimostrato che gli anticorpi anti insulina-ossidata ( oxPTM- INS-Ab ) sono altamente sensibili e specifici nel predire lo sviluppo futuro di diabete di tipo 1 e che presentano un potere predittivo superiore a quello di altri biomarcatori standard comunemente utilizzati nella diagnosi del diabete di tipo 1 ( autoanticorpi anti insulina ( IAA ) che riconoscono la forma naturale [ non-modificata ] di insulina ).
L’utilizzo del dosaggio per oxPTM-INS-Ab al posto degli IAA e in combinazione agli altri due biomarcatori standard ( GADA e IA-2A ) permette di individuare la totalità ( 100% ) dei bambini destinati a sviluppare il diabete di tipo 1, rispetto all’84% ottenibile con i soli biomarcatori standard.
Le ricadute pratiche di questo studio sono da punto di vista diagnostico un nuovo esame del sangue pratico e accurato per la diagnosi e l’identificazione precoce dei soggetti che svilupperanno in futuro il diabete mellito di tipo 1.
Sul versante della terapia invece l’insulina ossidata potrebbe avere un ruolo nello sviluppo del diabete di tipo 1 e pertanto potrebbe rappresentare un target terapeutico per la prevenzione della malattia.
In conclusione, i biomarcatori attualmente disponibili non permettono di identificare in modo sufficientemente accurato i soggetti che svilupperanno in futuro il diabete mellito di tipo 1.
Questo studio ha dimostrato che la misurazione degli anticorpi anti-insulina ossidata facilita l’identificazione precoce di questi soggetti, identificando la totalità dei futuri diabetici se misurato in combinazione con gli altri biomarcatori.
Il suo potere diagnostico è superiore a quello degli anticorpi anti insulina non ossidata.
Il passo successivo è capire se l’insulina ossidata sia causa primaria della malattia e definire i fattori che determinano l’ossidazione dell’insulina, al fine di sviluppare una terapia preventiva. ( Xagena Medicina )
Fonte: Università Campus Bio-Medico di Roma, 2018
Xagena_Salute_2018
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