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Iontoforesi corneale: i benefici del cross-linking nel trattamento del cheratocono



Nuove possibilità di cura per il cheratocono grazie alla tecnica mini-invasiva di iontoforesi con intervento di cross-linking.
La terapia definitiva è il trapianto di cornea ma grazie a questa tecnica non è sempre necessario ricorrere alla cheratoplastica.

Il cheratocono è una malattia degenerativa che provoca un progressivo assottigliamento e incurvamento della cornea, che assume una forma a cono, distorcendo la visione da lontano e da vicino, rendendo le persone quasi completamente cieche.
Secondo i dati della Società italiana trapianti di cornea, ne soffre una persona ogni 2.000 ( 1 su 600 tra le persone di età superiore a 60 anni ), e si manifesta in particolare nei giovani tra i 15 e i 35 anni.

Il cross-linking corneale ( Cxl ) è una tecnica mini-invasiva e rapida: la cornea viene imbibita di Riboflavina e poi trattata con uno speciale raggio luminoso che attiva il composto, promuovendo l’indurimento delle fibre di collagene.

Questo approccio non permette di recuperare la funzione visiva già persa, specie se la diagnosi di cheratocono è stata tardiva, ma di evitare la progressione della malattia.

Tra i benefici della nuova metodica anche quello della riduzione del tempo d'intervento, che da un'ora si riduce ad appena 15 minuti.

E' un trattamento che non richiede anestesia generale, sostituzione di frammenti di tessuto o utilizzo di suture, ma semplicemente sfruttando le caratteristiche della Riboflavina ( anche nota come Vitamina B2 ) va a far sì che le fibrille di collagene della cornea vadano incontro a nuova generazione, irrobustendo la struttura corneale e bloccandone lo sfiancamento.

Con la iontoforesi, in particolare avviene un trasporto di molecole all’interno della cornea, seguito da una fase di irradiamento con una sorgente di raggi ultravioletti di classe A che va ad attivare la Riboflavina.
Nel corso dei mesi successivi al trattamento si verifica un irrobustimento della cornea e quindi l’arresto dello sfiancamento che è alla base del cheratocono.

Nella casistica del Centro di Neuro-oftalmologia chirurgica di Neuromed, con un follow up a 8 anni, il 98% dei pazienti non ha avuto progressioni della malattia, e nessuno dei pazienti è ricorso al trapianto della cornea.

Le metodiche diagnostiche che sono notevolmente migliorate con l’uso della topografia corneale ( esame non-invasivo che studia la forma della cornea ) alla pachimetria ( misurazione dello spessore della cornea ), passando per lo studio degli strati che la compongono, hanno permesso una diagnosi precoce di questa malattia e quindi di affrontarla meglio dal punto di vista terapeutico. ( Xagena Medicina )

Fonte: Irccs Neuromed di Pozzilli ( IS ), 2017

Xagena_Salute_2017


Per approfondimenti: OftalmologiaOnline.net http://www.oftalmologiaonline.net/



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