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Prevenzione delle malattie cardiovascolari: raccomandazioni su ipercolesterolemia, diabete mellito, ipertensione, sedentarietà



Dieci tra Società scientifiche ed Enti di ricerca hanno elaborato un documento contro le malattie cardiovascolari con l'obiettivo di ridurne l'incidenza.

La prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolari nella popolazione generale italiana è sempre elevata: l'ipercolesterolemia interessa il 68% dei maschi adulti e il 67% delle femmine adulte; la prevalenza del diabete mellito è dell’11% tra i maschi e dell’8% tra le donne; quella della sindrome metabolica del 24% tra i maschi e del 19% tra le femmine.
Importante anche la prevalenza di sedentarietà ( 32% tra i maschi e 42% tra le femmine ) e di obesità ( 25% in entrambi i sessi ), che rappresentano fattori di rischio non solo per le malattie cardiovascolari, ma anche per i tumori.

Se si considera che circa il 70% dei decessi è dovuto a malattie cardiovascolari e tumori, si comprende bene l'importanza del credere nella prevenzione, sia individuale che a livello di popolazione. Prevenzione che può e deve essere cardio-oncologica.

Ipercolesterolemia

L’aterosclerosi è causata non dal colesterolo in sé, ma dalle lipoproteine LDL, che trasportano il colesterolo nel sangue; questi involucri / trasportatori del colesterolo se si depositano sulle pareti delle arterie finiscono con l’ostruirle.

Ridurre le LDL significa ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. E questo può essere ottenuto attraverso la dieta o con i farmaci.

La riduzione del livello di LDL per prevenire le malattie cardiovascolari è diverso nella prevenzione primaria e secondaria: prima di un infarto miocardico.

Studi hanno dimostrato i benefici per le arterie di valori molto bassi di LDL. Per ottenere valori così bassi è necessario utilizzare in combinazioni appropriate farmaci quali statine, Ezetimibe e anticorpi anti-PCSK9.

Diabete mellito

Il controllo glicemico, unitamente alla valutazione dei fattori di rischio cardiovascolari, è fondamentale per la gestione del diabete mellito di tipo 2 e per ridurre il carico di malattia correlato alle patologie cardiovascolari e renali.

I cambiamenti dello stile di vita, una sana alimentazione e la pratica dell’ attività fisica sono efficaci nella prevenzione primaria dell’insorgenza di diabete mellito nei soggetti ad alto rischio.

Negli ultimi 15 anni sono stati approvati numerosi farmaci per la terapia del diabete mellito. Tra questi, i farmaci incentrati sul sistema degli ormoni intestinali hanno costituito una importante novità per il loro favorevole profilo di efficacia e di sicurezza. Infatti, gli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 ( DPP-4 ), l’enzima responsabile della degradazione dell’ormone intestinale glucagon-like peptide-1 ( GLP-1 ) prodotto dalle cellule intestinali, sono in grado di combinare la riduzione della glicemia con effetto neutro su peso corporeo, basso rischio d’ipoglicemia e ottima sicurezza cardiovascolare.
Gli analoghi di GLP-1, che a differenza degli inibitori di DPP-4 sono somministrati per via iniettiva sottocutanea, sono in grado di migliorare il controllo glicemico senza rischio d’ipoglicemia, di ridurre il peso corporeo e la pressione arteriosa e di avere effetti benefici sugli eventi cardiovascolari e sulla mortalità per tutte le cause.
L’ultima classe di farmaci introdotti nell’arsenale terapeutico del diabete mellito di tipo 2 è quella degli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio 2 ( SGLT2 ), molecole in grado di bloccare il riassorbimento renale del glucosio e quindi aumentare la sua eliminazione attraverso le urine migliorando il controllo della glicemia, unitamente alla riduzione del peso corporeo e della pressione arteriosa. Inoltre, i risultati degli studi sulla sicurezza cardiovascolare degli inibitori di SGLT2 hanno dimostrato una significativa riduzione degli eventi cardiovascolari.

Ipertensione

L'ipertensione arteriosa è il fattore di rischio più diffuso e letale che ci sia in Italia: interessa ormai il 10% dei bambini, il 37% di tutta la popolazione adulta ed il 55% di quella che va dalla media età all’età avanzata.

Non più del 55-60% degli italiani ipertesi è ben controllato e almeno un quarto degli ipertesi lo sono, ma non lo sanno; oppure lo sanno, ma non fanno nulla per curarsi.

Solo il 20% degli ipertesi italiani è iperteso e basta, gli altri hanno malattia ipertensiva e/o altri fattori di rischio comparsi prima o più comunemente dopo l’ipertensione arteriosa.

Sedentarietà

La sedentarietà è un importante fattore di rischio cardiovascolare. Secondo i dati dell’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità ) l’inattività fisica è il quarto fattore di rischio di mortalità globale ( responsabile del 5-6% di tutti decessi, pari a oltre 3 milioni di persone per anno ).
Come causa di morte a livello mondiale, essa è preceduta solo dall’ipertensione arteriosa, dal fumo e dall’iperglicemia, seguita dal sovrappeso e dall’ipercolesterolemia.

L’inattività fisica è nel mondo causa di circa il 21-25% dei tumori di mammella e colon, del 27% dei casi di diabete mellito e di circa il 30% dei casi di cardiopatia ischemica.

In Italia, secondo i dati del Progetto PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità continuano ad essere fisicamente non-attive circa 4 persone su 10. Questo è vero non solo nella popolazione generale ma anche nei pazienti cardiopatici, che pure dovrebbero essere particolarmente motivati a cambiare il proprio stile di vita.

L’attività fisica è protettiva e aiuta a prolungare la vita, riducendo inoltre lo stress e aumentando il benessere individuale. ( Xagena Medicina )

Fonte: CNR, 2018

Xagena_Salute_2018


Per approfondimento sulle Malattie cardiovascolari: Cardiologia.net https://www.cardiologia.net/



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