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Quasi 200mila persone ogni anno colpite da ictus: il 20% non-sopravvive, e 50mila persone devono convivere con gravi disabilità



Quasi 200mila casi l'anno solo in Italia, di cui il 20% non sopravvive, e 50mila persone devono convivere con gravi disabilità.
Sono i numeri dell'ictus, la terza causa di morte, la prima causa di disabilità nell'adulto e la seconda causa di demenza a livello mondiale.

Nonostante il tasso di mortalità sia diminuito negli anni, l'Italia rimane tra i Paesi a maggior rischio per questa patologia.
L'Italia è un Paese a elevato rischio di ictus sia per la sopravvivenza più elevata rispetto ad altri Paesi ( l 'ictus colpisce in età più avanzata rispetto alla cardiopatia ischemica ), sia per alcune caratteristiche comportamentali.

La dieta degli italiani è caratterizzata da un elevato consumo di sale, fattore che può avere un ruolo nello sviluppo di ipertensione arteriosa, di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, di patologie renali, di tumori del tubo digerente, di osteoporosi,
Inoltre alcune condizioni che si ritrovano più frequentemente in età avanzata sono note essere fattori di rischio per l'ictus ( fibrillazione atriale, ipertrofia ventricolare sinistra, infarto miocardico ).

La ricerca epidemiologica ha dimostrato che più del 50% degli eventi ictali può essere prevenuto e, considerando le dimensioni epidemiologiche di questa patologia, l'impatto socio-economico e le sue conseguenze in termini di mortalità, disabilità e disturbi della capacità cognitiva, diventa fondamentale implementare azioni di prevenzione a livello di popolazione generale, sia riguardo alle persone a elevato rischio sia riguardo a coloro che hanno già avuto un evento.

Per coloro che già hanno avuto un evento cardiovascolare o soffrono di episodi di fibrillazione atriale esistono terapie efficaci che permettono di vivere con una buona qualità di vita; tutti questi trattamenti però sono più efficaci e permettono di vivere meglio se accompagnati da stili di vita sani.
È stato osservato ad esempio che persone che hanno episodi di fibrillazione atriale, durante i mesi estivi registrano meno episodi, così come durante i fine settimana.
Questo è dovuto a un maggiore esercizio fisico: in estate, come durante i fine settimana si tende a svolgere più attività fisica che durante la stagione invernale.
E' necessario, inoltre, abolire il fumo, ridurre il consumo di bevande alcoliche, diminuire il consumo di sale, ridurre il consumo di grassi animali e di cibi ad alto contenuto di colesterolo, in particolare di carni, burro, panna, formaggi e uova.

L'attività fisica ( nel senso di movimento quotidiano, camminata a passo veloce, andare in bicicletta, salire le scale a piedi ) deve impegnare almeno 150 minuti a settimana, e nei bambini almeno 60 minuti al giorno.

Secondo Simona Giampaoli, del Dipartimento Malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell'invecchiamento dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma, è possibile valutare il proprio rischio di andare incontro a un evento cerebrale maggiore sulla base di otto fattori di rischio: età, sesso, pressione arteriosa sistolica, terapia antipertensiva, colesterolemia totale e HDL, abitudine al fumo e diabete mellito.
Esiste uno strumento, applicato in Sanità pubblica, il punteggio individuale, che permette di sapere quante persone su 100 andranno incontro a un evento coronarico o cerebrovascolare maggiore nei prossimi 10 anni.
Il calcolo del punteggio individuale: deve essere effettuato da un medico; è valido se i fattori di rischio sono stati misurati seguendo la metodologia standardizzata; è utilizzabile su donne e uomini di età compresa fra 35 e 69 anni che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari; non è utilizzabile nelle donne in gravidanza; non può essere applicato per valori estremi dei fattori di rischio: pressione arteriosa sistolica superiore a 200 mmHg o inferiore a 90 mmHg, colesterolemia totale superiore a 320 mg/dl o inferiore a 130 mg/dl, colesterolemia HDL inferiore a 20 mg/dl o superiore a 100 mg/dl.
Al fine della valutazione del rischio cardiovascolare, i valori degli esami clinici di glicemia e colesterolemia devono essere stati eseguiti da non più di tre mesi.
Viene consigliato di eseguire la valutazione del rischio cardiovascolare attraverso il punteggio almeno: ogni sei mesi per persone a elevato rischio cardiovascolare ( rischio superiore o uguale al 20% ); ogni anno per persone a rischio da tenere sotto controllo attraverso l'adozione di uno stile di vita sano ( rischio superiore o uguale al 3% e inferiore al 20% ); ogni 5 anni per persone a basso rischio cardiovascolare ( rischio inferiore al 3% ).

Uno studio inglese realizzato dal King's College di Londra ha previsto un aumento del 34% della incidenza di ictus nei prossimi 20 anni ( dai 613.148 nuovi casi all'anno nel 2015 agli 819.771 nel 2035 ), a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.
I costi collettivi dell'ictus sono stati valutati in 3.7 miliardi di euro, il 4% della spesa sanitaria nazionale. Un terzo è rappresentato dalle spese di trattamento nella fase acuta. Gli altri due terzi sono costi generati dalla disabilità.
Ci sono poi gli oneri che ricadono sulle spalle delle famiglie. ( Xagena Medicina )

Fonte: Istituto Superiore di Sanità, 2017

Xagena_Salute_2017


Per approfondimenti: Ictus.net http://www.ictus.net/



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