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Cancro al polmone non-a-piccole cellule con mutazione di EGFR, in fase avanzata: Patritumab deruxtecan, un anticorpo monoclonale coniugato anti-HER3, ha dimostrato efficacia in presenza di meccanismi multipli di resistenza


In uno studio di fase 1, l’anticorpo monoclonale coniugato anti-HER3 Patritumab deruxtecan ha prodotto una risposta tumorale clinicamente significativa e duratura nei pazienti con cancro al polmone non-a-piccole cellule ( NSCLC ), localmente avanzato o metastatico, con mutazione di EGFR, resistente agli inibitori della tirosin-chinasi ( TKI ) di EGFR.

L’efficacia della terapia mirata con gli inibitori tirosin-chinasici di EGFR è ben consolidata nel trattamento dei pazienti con tumore NSCLC avanzato con mutazione di EGFR, lo sviluppo di un ampio range di meccanismi di resistenza porta comunemente alla progressione della malattia.
Di conseguenza, dopo i trattamenti con inibitori tirosin-chinasici di EGFR e chemioterapia a base di Platino, le terapie di salvataggio hanno un’efficacia limitata, con la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) compresa tra 2.8 e 3.2 mesi.
Per questi pazienti sono necessari nuovi approcci terapeutici al fine di superare la resistenza e migliorare la sopravvivenza.

Il tasso di risposta oggettiva( ORR ) preliminare valutato da una revisione centrale indipendente in cieco, è stato del 39% in 57 pazienti valutabili, trattati con Patritumab deruxtecan in monoterapia.
Un paziente ha raggiunto una risposta completa [ CR ] e 21 hanno raggiunto risposte parziali [ PR ]. Il tasso di controllo della malattia è stato del 72%.

Dopo un follow-up mediano di 10.2 mesi, la durata mediana stimata della risposta è stata di 6.9 mesi e la sopravvivenza PFS mediana stimata è stata di 8.2 mesi.

Risposte confermate sono state osservate nei pazienti con tumori che presentavano un diverso range di espressione di HER3 di membrana al basale, con presenza di mutazioni attivanti EGFR e meccanismi di resistenza agli inibitori tirosin-chinasici di EGFR, incluse mutazioni attivanti EGFR, altre mutazioni EGFR, amplificazioni e mutazioni e fusioni non-EGFR.

In un sottogruppo di pazienti precedentemente trattati con Osimertinib e chemioterapia a base di Platino, Patritumab deruxtecan ha dimostrato una efficacia simile al resto della popolazione in studio.
In questo sottogruppo è stato osservato un tasso di risposta oggettiva del 39% e una sopravvivenza senza progressione di 8.2 mesi.
Inoltre, il tasso ORR confermato e la sopravvivenza PFS mediana erano simili nei pazienti con o senza una storia di metastasi cerebrali.

Il profilo di sicurezza di Patritumab deruxtecan nei 57 pazienti trattati con la dose di 5.6 mg/kg è in linea con quello osservato in tutti gli 81 pazienti, sia nella fase dello studio a differenti dosaggi che in quella di espansione della dose, nella coorte 1 dello studio.

Eventi emergenti dal trattamento ( TEAE ) di grado 3 o superiore si sono verificati nel 64% di tutti i pazienti.
Gli eventi TEAE di grado 3 o di gravità superiore che si sono verificati nel 5% o più di tutti i pazienti sono stati: piastrinopenia, neutropenia, astenia, anemia, dispnea, neutropenia febbrile, ipossia, leucopenia, ipopotassiemia e linfocitopenia.

Sono stati segnalati 4 casi di malattia polmonare interstiziale correlata al trattamento, come determinato da un Comitato di valutazione indipendente, di cui 2 di gravità di grado 1, 1 di grado 2 e 1 di grado 3.
Il tempo mediano all’insorgenza accertata della malattia polmonare interstiziale correlata al trattamento è stato di 53 giorni.
Ci sono stati 5 eventi TEAE che hanno avuto come esito il decesso, inclusi 2 casi di progressione di malattia, 2 casi di insufficienza respiratoria e 1 caso di shock.
Tutti gli eventi TEAE ad esito fatale sono stati considerati non-correlati al farmaco in studio. ( Xagena Medicina )

Fonte: ASCO ( American Society of Clinical Oncology ) Annual Meeting, 2021

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