Salute
L'AIFA ha approvato Zejula ( Niraparib ), il primo inibitore PARP-1 e PARP-2 orale ad essere rimborsato sia per le pazienti portatrici che per quelle prive di mutazione BRCA in monosomministrazione giornaliera.
Zejula trova indicazione come monoterapia per il trattamento di mantenimento delle pazienti adulte con carcinoma epiteliale sieroso recidivante dell’ovaio, di alto grado, Platino-sensibile, carcinoma delle tube di Falloppio, o carcinoma primario del peritoneo con risposta completa ( CR ) o parziale ( PR ) alla chemioterapia al Platino.
Le pazienti non-portatrici della mutazione BRCA costituiscono la maggioranza dei casi e sono la popolazione che presenta il maggior bisogno terapeutico insoddisfatto in quanto sono caratterizzate dalla peggior prognosi.
Dopo ogni trattamento a base di Platino il periodo libero da progressione di malattia ( PFS ) generalmente diminuisce; per questo motivo molte donne, in mancanza di opzioni terapeutiche, venivano lasciate in osservazione e in attesa tra un trattamento e l’altro fino alla ripresa della malattia.
Niraparib fornisce una importante opportunità per queste pazienti in quanto incrementa in modo statisticamente e clinicamente significativo la sopravvivenza libera da progressione di malattia, sia nelle pazienti portatrici che in quelle prive di mutazione del gene BRCA.
In uno studio principale condotto su 553 pazienti è stato dimostrato che Zejula aumenta il tempo di vita delle pazienti senza peggioramento della malattia.
Le pazienti che hanno partecipato allo studio avevano un carcinoma ovarico epiteliale sieroso di grado elevato, compreso il carcinoma delle tube di Falloppio e il carcinoma peritoneale.
Le pazienti erano state sottoposte a trattamento con due o più terapie a base di Platino, con una risposta duratura ( il tumore non era progredito per almeno sei mesi ) prima dell’ultima terapia a base di Platino.
Le pazienti trattate con Zejula sono vissute in media 11.3 mesi senza un peggioramento della malattia, rispetto ai 4.7 mesi delle pazienti trattate con placebo.
Gli effetti indesiderati più comuni di Zejula ( che possono riguardare più di 1 persona su 10 ) sono nausea, trombocitopenia ( basso numero di piastrine ), stanchezza e debolezza, anemia ( basso numero di globuli rossi ), stitichezza, vomito, dolore addominale, neutropenia ( bassi livelli di neutrofili, un tipo di globuli bianchi ), insonnia, mal di testa, mancanza di appetito, nasofaringite ( infiammazione del naso e della gola ), diarrea, dispnea ( respirazione difficoltosa ), ipertensione, dispepsia ( bruciore di stomaco ), dolore dorsale, capogiro, tosse, infezione delle vie urinarie, dolore alle articolazioni, palpitazioni e disgeusia ( sensazione del gusto alterata ).
Gli effetti indesiderati gravi comprendono trombocitopenia e anemia.
Zejula non deve essere somministrato a donne in fase di allattamento.
Il carcinoma dell’ovaio è la quinta causa di morte oncologica nelle donne al di sotto dei 69 anni. Nel 2017 in Italia il carcinoma ovarico è stato diagnosticato a 5.200 donne, rappresentando il 3% delle diagnosi di tumore ed il 5% delle cause di morte oncologica femminile.
Nel 2015 i decessi per tumore dell’ovaio in Italia sono stati 3.186, la sopravvivenza a 5 anni è stata pari al 39% mentre a 10 anni è stata solamente del 31%. ( Xagena Medicina )
Fonte: Tesaro, 2018
Xagena_Salute_2018
Per approfondimenti sul Carcinoma ovarico: OncoGinecologia.net https://www.oncoginecologia.net/