Salute
La popolazione italiana con infezione da HIV ( virus dell'immunodeficienza umana ) conta circa 130mila persone viventi e tende ad aumentare ogni anno.
Poco meno di 4mila le nuove diagnosi, per un contagio ogni due ore. Il rischio di ammalarsi di AIDS ( sindrome da immunodeficienza acquisita ) in chi attua una terapia precoce è, secondo gli ultimi dati, inferiore al 2%.
Più del 50% dei casi scopre di avere la malattia in fase avanzata. Ma c'è anche un 15% di popolazione che non sa di essere infettato. E di questi almeno un terzo è già in una fase avanzata di malattia.
A Siena, dal 12 al 14 giugno 2017 si terrà la nona edizione di ICAR ( Italian Conference on AIDS and Antiviral Research ).
L’obiettivo del Meeting sarà quello di presentare e discutere le novità in tema di ricerca, prevenzione, diagnosi e cura delle infezioni da HIV e da virus dell’epatite B ( HBV ) e C ( HCV ).
ICAR è organizzata sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
Il sesso non-protetto è causa dell'86% delle infezioni da HIV, mentre ormai i contagi per trasmissione endovenosa sono inferiori al 4%.
Per quanto riguarda le nuove diagnosi, prevalgono quelle nella fascia d'età tra i 30 e i 50 anni, seppur l'incidenza sia maggiore in quelli con la decade precedente.
Non esiste, invece, una sostanziale differenza, in termini di numero di nuove diagnosi, tra chi ha acquisito l’infezione attraverso rapporti eterosessuali ( 45% ) e tra gli uomini che hanno avuto rapporti sessuali con uomini ( 41% ).
I primi sono numericamente superiori, seppure l'incidenza sia più alta tra i secondi.
Secondo Andrea Antinori dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e coordinatore di ICAR, l'infezione da HIV non deve essere ritenuta una malattia di genere o di gruppi.
Negli scorsi decenni questo errore ha creato un profondo stigma, determinando problemi sociali e culturali.
L'HIV è un virus che colpisce uomini e donne sessualmente attivi. E' soprattutto una questione di comportamenti a rischio.
La terapia antivirale ha ridotto drasticamente la mortalità tra i pazienti con infezione da HIV ( USA, 2.1 per 100.000 abitanti ).
Tuttavia, la sopravvivenza di una persona con infezione da HIV non è ancora comparabile a quella di una persona sieronegativa di pari età e fattori di rischio.
Il trattamento precoce permette di ridurre lo sviluppo della infezione ad AIDS.
Attualmente, in Italia, circa l’80% delle persone viventi con infezione da HIV è in cura, una percentuale alta, ma ancora insufficiente se si considera che il 20% della popolazione infetta non è in cura o non sa di avere l’infezione.
La prospettiva di vita per i pazienti in terapia antivirale, è nettamente cambiata, con una qualità di vita maggiore e con una migliore performance psicofisica.
Indubbio anche il miglioramento sul piano clinico, soprattutto se il paziente ha avuto una diagnosi precoce.
I miglioramenti delle terapie, rispetto a vent'anni fa, si registrano soprattutto a livello gastrointestinale e cutaneo. E anche la lipodistrofia è considerata oggi molto rara.
Il profilo di tollerabilità per i nuovi farmaci è indubbiamente migliorato, ma la terapia cronica, che dura decenni, avrà ovviamente effetti collaterali.
Tra gli effetti collaterali del trattamento antivirale, i principali sono di tipo gastrointestinale ( nausea, diarrea ) o neuropsicologico ( disturbi del sonno, ansia ).
Possono anche verificarsi alterazioni metaboliche ( aumento della lipidemia ), eruzioni cutanee, alterazioni renali, osteoporosi.
Possono anche manifestarsi disturbi aspecifici, non collegati direttamente alla malattia.
La popolazione con infezione da HIV è una popolazione destinata ad invecchiare con la malattia e con la terapia, che oggi è ancora necessario somministrare per tutta la vita.
Tutte le problematiche legate all'età sono accelerate durante l'invecchiamento, con una maggiore e prematura incidenza di patologie quali osteoporosi, malattie cardiovascolari e renali. Questo comporterà la necessità di una ulteriore somministrazione di farmaci per affrontare comorbliità e malattie correlate all'età.
Il paziente con infezione da HIV è più fragile rispetto a chi non è portatore di questa infezione.
I costi della malattia non sono facili da stimare: una terapia antiretrovirale costa circa 7mila euro l'anno. Ma ci sono anche altre spese, come quelle relative a ospedalizzazioni, visite ambulatoriali, esami diagnostici di monitoraggio, eventuali complicanze.
Ci sono inoltre conseguenze da un punto di vista sociale, i cosiddetti costi indiretti, come la perdita di giornate di lavoro per il trattamento e altre conseguenze tipiche di altre malattie croniche. ( Xagena Medicina )
Fonte: ICAR, 2017
Xagena_Salute_2017
Per approfondimenti: AIDSonline.it http://aidsonline.it/