Salute
La riduzione della colesterolemia è una delle principali strategie per contrastare le malattie cardiovascolari, la prima causa di morte al mondo.
Le statine hanno dimostrato di essere molto efficaci per questo scopo, ma cosa succede quando questa diminuzione avviene non nel sangue, ma nelle membrane cellulari ?
Il colesterolo gioca un ruolo di primo piano nella regolazione delle proprietà delle membrane delle cellule, soprattutto per
quanto riguarda la loro fluidità, regolandone la biosintesi sarebbe quindi possibile influenzare la forma e le funzioni di queste membrane.
Ricorrendo a esperimenti biologici e a simulazioni matematiche, un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, guidato da Caterina La Porta, ha sperimentato l’effetto di tre diverse statine ( Simvastatina, Rosuvastatina e Pravastatina ) e della Betulina ( una molecola che interferisce con il controllo della concentrazione di colesterolo ) su cellule in coltura.
I risultati, pubblicati su Scientific Reports, hanno evidenziato che la riduzione della quantità di colesterolo nelle membrane, sia tramite le statine sia tramite la Betulina, causa la formazione di aggregati di una proteina chiamata neuroserpina.
La neuroserpina è una proteina piuttosto importante, poiché è coinvolta nello sviluppo del cervello e nella sopravvivenza dei neuroni.
Mutazioni nel gene che codifica per la neuroserpina portano alla produzione di una versione anormale della proteina, che tende ad attaccarsi alle sue simili formando aggregati all’interno dei neuroni.
Questi accumuli anomali, a loro volta, provocano la FENIB, una malattia neurodegenerativa ereditaria molto rara, caratterizzata da demenza ed epilessia.
Ma le cellule usate da La Porta e dai suoi colleghi nei loro esperimenti non avevano nessuna mutazione nel gene della neuroserpina. Eppure, una prolungata esposizione a sostanze in grado di ridurre il colesterolo nelle membrane cellulari, ha provocato un drastico aumento degli aggregati di questa proteina, indipendentemente dal gene.
Per chiarire il meccanismo alla base di questo fenomeno, i ricercatori hanno sviluppato un modello matematico, volto a verificare un’ipotesi. Il calo del colesterolo può danneggiare diverse caratteristiche delle membrane cellulari, tra cui la formazione delle vescicole, piccole strutture usate per trasportare sostanze, incluse le proteine, all’interno della cellula.
I ricercatori utilizzando un modello matematico hanno confermato l’ipotesi che sia proprio il malfunzionamento di questo
sistema di trasporto a provocare l’accumulo di neuroserpina, che porta alla formazione di aggregati anche in assenza di mutazioni dannose al gene.
Nel complesso questi risultati suggeriscono che trattamenti a lungo termine con le statine possono innescare l’aggregazione della neuroserpina, anche in assenza di una predisposizione genetica.
Esiste, pertanto la possibilità che i soggetti che assumono per lungo tempo le statine sono a rischio le statine di sviluppare FENIB.
Sono necessari ulteriori studi per chiarire questo aspetto. Di certo, però, l’aggregazione di proteine non è un processo normale. Inoltre, la neuroserpina non è l’unica proteina che potrebbe essere influenzata dalla diminuzione del colesterolo delle membrane.
Gli aggregati di neuroserpina sono stati associati non solo alla FENIB, ma anche ad altre malattie neurodegenerative meno rare, come l’Alzheimer.
Se da un lato è noto che abbassare il colesterolo nel sangue può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, dall’altro non conosciamo ancora bene le conseguenze di una cronica diminuzione di colesterolo a livello delle membrane cellulari. ( Xagena Medicina )
Fonte: Università di Milano, 2017
Xagena_Salute_2017
Per approfondimento: Neurologia.net http://www.neurologia.net/