Salute
La sopravvivenza media dei malati di leucemia linfatica cronica supera i 10 anni dalla diagnosi. Oggi in Italia si hanno circa 3mila nuove diagnosi all’anno di questo tumore ematologico.
La leucemia linfatica cronica colpisce prevalentemente dopo i 60 anni e, a seconda delle caratteristiche cliniche e biologiche, ha un andamento più o meno indolente e a cinque anni dalla diagnosi sono vivi circa due terzi dei pazienti.
Il trattamento della leucemia linfatica cronica è sempre più personalizzato in base alle caratteristiche cliniche e prognostiche.
In molti casi, senza alcun segno di progressione della malattia, è sufficiente una periodica osservazione per diversi anni senza la necessità di alcun trattamento.
Nel momento in cui si rende necessario una cura, le opzioni comprendono per lo più una combinazione di chemioterapia e anticorpi monoclonali.
Più recentemente sono stati introdotti farmaci ancora più specifici, che agiscono bloccando il meccanismo attraverso il quale la cellula neoplastica si riproduce.
Venetoclax ( Venclyxto ) è il primo farmaco in grado di inibire in maniera selettiva la funzione della proteina BCL-2, che possiede la proprietà di rendere immortale la cellula neoplastica, attivando il meccanismo della morte programmata dei linfociti neoplastici ( apoptosi ) presenti nella leucemia linfatica cronica.
Nel corso del Meeting dell'ASH ( American Society of Hematology ) sono stati presentati gli esiti dello studio clinico di fase 3, MURANO, il primo comparativo di Venetoclax associato all’anticorpo monoclonale Rituximab messo a confronto con un trattamento standard che include la chemioterapia associata allo stesso Rituximab.
La sperimentazione è stata condotta in una popolazione di circa 400 pazienti con leucemia linfatica cronica recidivata in pazienti refrattari alle precedenti terapie.
I risultati dello studio hanno indicato che la combinazione di Venetoclax più Rituximab riduce il rischio di progressione o morte dell’83%, rispetto alla terapia standard.
La sopravvivenza libera da progressione a 24 mesi è stata rispettivamente dell’ 84.9 contro il 36.3%.
Questa nuova forma di trattamento può permettere un significativo miglioramento delle possibilità di cura anche in pazienti con quadri clinici a prognosi più sfavorevole. ( Xagena Medicina )
Fonte: American Society of Hematology ( ASH ) Meeting, 2017
Xagena_Salute_2017
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