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Long COVID: disturbi gastrointestinali per il 30-40% dei pazienti a distanza di 5 mesi dall’infezione


Numerosi sono i casi di long-COVID, con soggetti che continuano a presentare diversi sintomi una volta terminata l’infezione e risoltasi la fase acuta.
Da diverso tempo è nota la natura multisistemica del COVID-19; il virus SARS-CoV-2 non attacca solo i polmoni, bensì diversi organi, tra cui il sistema nervoso, il fegato, il cuore, il pancreas, le articolazioni e la pelle.

Ricercatori del Policlinico di Milano, in un recente studio hanno rilevato le conseguenze del COVID-19 a livello intestinale ed extraintestinale nel lungo periodo.
Dallo studio, pubblicato su Neurogastroenterology and Motility, è emerso che gli effetti gastrointestinali a lungo termine sono di lieve gravità, ma le manifestazioni sia intestinali che extraintestinali possono persistere anche a mesi di distanza.

Sin dal 2020 era emerso che il virus SARS-CoV-2 era in grado di colpire anche l’apparato gastroenterico, con almeno il 30% dei pazienti con diarrea o sintomi gastroenterologici nella fase acuta della malattia. Meno noto era quale fosse l’andamento nel tempo di questi sintomi, aspetto rilevante visto che spesso, dopo infezioni batteriche o virali, alcuni di questi disturbi tendono a cronicizzare, anche per anni, talvolta affiancati da sintomi extraintestinali ( mal di schiena, mal di testa, debolezza ) non spiegati da una specifica alterazione organica ( effetti somatoformi ). Questo andamento caratterizza alcune sindromi funzionali come il colon irritabile o la dispepsia cosidette post-infettive.

Sono stati quindi analizzati, dopo un intervallo di tempo di 5 mesi, i pazienti ricoverati presso il Policlinico di Milano per infezione acuta da COVID-19 per capire se i sintomi gastroenterici che caratterizzano le malattie funzionali gastrointestinali come l’intestino irritabile e i sintomi somatoformi come la spossatezza / astenia, possano essere presenti a mesi dall’infezione.

Lo studio ha riguardato 164 pazienti dopo 5 mesi dall’infezione acuta da COVID-19. I risultati sono stati confrontati con quelli di soggetti sani e negativi al COVID-19.

I dati hanno dimostrato che i sintomi gastroenterologici sono presenti a distanza dall’infezione, sebbene in forma assai lieve; il sintomo più frequente è la diarrea. Tra i sintomi extraintestinali molto più frequente è invece l’astenia, che raggiunge valori del 40% tra i soggetti colpiti da COVID-19.

Questi risultati hanno indicato, in linea con la letteratura piu recente, che sia i sintomi che caratterizzano le malattie funzionali gastrointestinali che i sintomi somatoformi possano avere un’origine biologica comune.

Altri studi avevano dimostrato casi di pancreatite, clinicamente non sempre evidente, ma riscontrabile dall’alterazione degli enzimi caratteristici del pancreas.
Un’altra forte evidenza della relazione tra virus e apparato digerente è il fatto che nell’infezione acuta si verifichi una significativa eliminazione fecale di SARS-CoV-2, probabilmente successiva alla fase iniziale, durante la quale il virus è localizzato nelle vie aeree superiori, prima che giunga negli altri organi e nei tessuti gastrointestinali. ( Xagena Medicina )

Fonte: Policlinico di Milano, 2021

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