Salute
Studi hanno dimostrato che la percentuale di milioni di spermatozoi per millilitro si sarebbe dimezzata negli ultimi 40 anni nei Paesi occidentali ( -59.3% nel numero netto di spermatozoi ) e che circa il 35% dei casi di infertilità ha una causa maschile.
Tra le principali ragioni, innanzitutto, sostanze chimiche presenti nell’ambiente, come metalli pesanti, diossine e negli alimenti come pesticidi, ma anche stili scorretti di vita, inquinamento elettromagnetico che possono ridurre la qualità e quantità degli spermatozoi ed essere in grado di modificare il DNA umano.
Il sistema riproduttivo è particolarmente vulnerabile alle interferenze dell’ambiente e il liquido seminale maschile sembra rappresentare lo specchio più fedele di quanto l’ambiente e lo stile di vita impattino sulla salute riproduttiva oltre che globale dell’individuo.
Nel corso del 1° Congresso Nazionale SIRU a Roma, sono stati presentati in anteprima nuovi dati del progetto EcoFoodFertility, ideato e coordinato da Luigi Montano, Società Italiana di Riproduzione Umana, UroAndrologo dell’Asl di Salerno.
EcoFoodFertility è un progetto interdisciplinare e multicentrico di biomonitoraggio umano, nato sulle problematiche della Terra dei Fuochi, che analizza campioni omogenei per età, indice di massa corporea ( BMI ) e stili di vita di maschi sani residenti in aree a diversa pressione ambientale, che si sta allargando in diverse aree ambientali critiche d’Italia e d’Europa e che utilizza il liquido seminale come chiave di lettura del rapporto Ambiente–Salute, nella sua duplice funzione di precoce e affidabile sensore della qualità ambientale e della salute generale ( Seme Sentinella ).
Il fine è quello di valutare con più precisione l’impatto che l’ambiente, l’alimentazione e lo stile di vita hanno sulla salute umana, per avviare in attesa dei tempi lunghi del risanamento ambientale, attività concrete ed immediate di prevenzione primaria attraverso regimi alimentari e modifica degli stili di vita che favoriscano la detossificazione naturale ( bonifica ) dell’uomo nelle aree inquinate a salvaguardia della salute riproduttiva e globale.
I risultati dei primi studi pubblicati già su riviste internazionali su 222 campioni selezionati da due aree campane ad alto ( Terra dei Fuochi ) e basso ( Alto-Medio Sele ) impatto ambientale, già indicavano differenze statisticamente significative in termini di maggiore accumulo di alcuni metalli pesanti, di danni al DNA spermatozoario, di riduzione delle difese antiossidanti nel liquido seminale, di alterazioni della motilità spermatica, di maggiore lunghezza dei telomeri spermatici nei soggetti di Terra dei Fuochi rispetto a quelli del Salernitano.
I dati in fase di pubblicazione e presentati al Congresso SIRU, invece, riguardano ulteriori 327 campioni provenienti dalle aree campane, da Palermo e dall’area dell’ILVA di Taranto che ulteriormente confermano l’estrema sensibilità del seme all’esposizione ambientale ed in particolare il DNA spermatico, parametro seminale che risente più precocemente del danno ambientale, alterato del 35% circa, quindi con danni significativamente maggiori nei soggetti residenti in Terra dei Fuochi e Taranto rispetto a quelli di Palermo e del salernitano.
In conclusione, il Progetto ha dimostrato come la sensibilità del seme all’inquinamento stia aprendo nuovi scenari nella valutazione dell’impatto ambientale sulle popolazioni che vivono in aree a rischio, con applicazioni in programmi innovativi di sorveglianza sanitaria e misure di prevenzione primaria, nell’ottica del concetto della One Health, vista l’interdisciplinarietà dei temi e le sue proiezioni sulla salute globale. Il Progetto si sta già avviando con la versione femminile. ( Xagena Medicina )
Fonte: SIRU, 2017
Xagena_Salute_2017
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