Salute
I farmaci antivirali per la cura dell'epatite C hanno raggiunto percentuali di efficacia elevatissime, oltre il 95%, il che significa un trattamento di debellare l'infezione da HCV.
Secondo Antonio Craxi, Gastroenterologia - Università di Palermo, ci sono ancora delle criticità.
Per anni molti pazienti sono stati allontanati dalle terapie perchè ritenuti non-curabili con l’Interferone oppure non meritassero cure perché avevano una malattia non-evolutiva e venivano dismessi e rimandati al medico di medicina generale.
Ora si tratta di richiamare questi pazienti per evitare un’ulteriore diffusione di questa malattia infettiva.
Nel corso del Congresso Hepatology in motion: research and utilities, che si è tenuto a Napoli, sono state discusse le novità a livello terapeutico, diagnostico e della ricerca in epatologia, che stanno modificando tre patologie assai diffuse: le epatiti virali, la cirrosi epatica e la steatosi epatica non-alcolica.
Si stima che i soggetti affetti da epatite C siano un milione, 300 mila con epatite B, 200 mila con cirrosi epatica e 4-5 milioni con steatosi epatica non-alcolica.
La maggior parte delle patologie croniche del fegato possono essere curate o controllate, e quindi la comparsa della cirrosi può essere di molto ritardata, se non addirittura bloccata.
In Italia, fimore, è stato curato l’8% dei pazienti con infezione da HCV.
Sono Puglia e Campania le regioni che hanno trattato più soggetti rispetto al numero totale di pazienti, la maggior parte con cirrosi. In Sicilia e Campania oltre il 70% dei soggetti trattati presentavano genotipo 1.
Oltre il 95% dei soggetti trattati vengono ritenuti guariti, con scomparsa totale della malattia.
Recentemente l'Agenzia regolatoria italiana ha approvato un nuovo farmaco per tutti i genotipi del virus dell'epatite C, con un regime terapeutico più breve ( 8 settimane ).
L'approvazione riguarda la combinazione Glecaprevir e Pibrentasvir, noto anche con il nome commerciale di Maviret.
Prevede un regime terapeutico di 8 settimane privo di Ribavirina, ed è indicato per o pazienti non-cirrotici che non hanno ricevuto in precedenza trattamenti anti-epatite C.
L’approvazione è basata su otto studi registrativi, che hanno coinvolto oltre 2.300 pazienti di 27 nazioni, rappresentativi di tutti i principali genotipi ( da 1 a 6 ), comprese le popolazioni speciali di pazienti.
Secondo Antonio Gasbarrini, Gastroenterologia alla Cattolica di Roma, Maviret rappresenta una innovazione nel settore del trattamento anti-HCV, essendo un regime di trattamento pangenotipico della durata di sole 8 settimane ed avendo dimostrato elevata efficacia contro la maggior parte dei genotipi.
Nell’ambito del Programma di sperimentazione clinica di questo regime, Maviret non solo ha raggiunto tutti gli endpoint primari di efficacia ma ha dimostrato di essere in grado di ottenere tassi elevati di guarigione, superiori al 97%.
Il farmaco è indirizzato al trattamento dei cosiddetti pazienti naive, cioè privi di cirrosi e che non siano stati sottoposti in precedenza al trattamento con antivirali.
L’indicazione è allargata anche a pazienti che presentano specifiche difficoltà, fra cui i pazienti con cirrosi compensata ed infezione HCV dei principali genotipi, e i pazienti per cui in precedenza erano disponibili solo limitate opzioni di trattamento, quali ad esempio coloro che sono affetti da nefropatia cronica grave oppure pazienti affetti da infezione cronica da HCV di genotipo 3.
Nei pazienti con compromissione renale di qualsiasi entità il farmaco non richiede un aggiustamento della dose. ( Xagena Medicina )
Fonte: Hepatology in motion: research and utilities Meeting, 2017
Xagena_Salute_2017
Per approfondimenti sull'Epatite C: Epatite.net http://www.epatite.net/