Salute
Sotagliflozin è un nuovo antiabetico che agisce mediante una doppia inibizione di SGLT-1 e SGLT-2.
Una singola compressa, assumibile per os, è stata affiancata alla supplementazione di Insulina nei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1.
Il trattamento con Sotagliflozin ha permesso di controllare la glicemia con un minor apporto di Insulina. Questo si traduce in un miglioramento della qualità di vita di pazienti cronici che soffrono spesso di sbalzi nei livelli glicemici.
Uno studio clinico di fase 3, della durata di 24 settimane, ha arruolato 1.402 soggetti con diabete mellito di tipo 1 da 133 Centri dislocati in 19 Paesi del mondo.
I risultati sono stati presentati al Congresso EASD ( European Association for the Study of Diabetes ), e pubblicati sulla rivista The New England Journal of Medicine ( NEJM ).
La sperimentazione ha accertato che Sotagliflozin, che fa parte della classe degli inibitori del riassorbimento del glucosio a livello renale, è in grado di ridurre l'assorbimento di glucosio non solo a livello renale, ma anche a livello intestinale.
I pazienti, trattati con questo farmaco, hanno registrato una significativa riduzione del fabbisogno insulinico e un notevole miglioramento nei livelli dell’emoglobina glicata, che è indice di buon controllo del metabolismo; in particolare, il farmaco è riuscito ad abbassare la glicemia e a mantenerla stabile nonostante, nel contempo, fosse stato ridotto loro l’apporto d’Insulina.
Questo si può tradurre in un minor rischio di complicanze a lungo termine.
Inoltre, Sotagliflozin è risultato anche efficace nel ridurre le ipoglicemie, favorire la perdita di peso e controllare la pressione arteriosa nei soggetti in cui era elevata.
Il glucosio viene riassorbito nel sangue, ritornando in circolo, almeno fino a quando il livello glicemico non supera quota 180. Oltre tale limite, il glucosio viene eliminato dall’organismo con le urine e le feci.
Il Sotagliflozin modifica questa soglia glicemica di riassorbimento del glucosio nel sangue, facendola scendere a 130. Quando la glicemia raggiunge tale livello, scatta l’inibizione delle due proteine trasportatrici del glucosio, che agiscono di solito una nel rene e l’altra nell’intestino ( SGLT1 e SGLT2 ) riportandolo in circolo.
La disattivazione di queste proteine consente l’eliminazione definitiva del glucosio dall'organismo.
In Italia, il diabete mellito di tipo 1 riguarda circa 300mila persone. Nel mondo ne sono colpiti 29 milioni di persone.
Il successo della sperimentazione rappresenta, quindi, una potenziale rivoluzione nel campo della cura di questa patologia autoimmune, detta anche diabete giovanile perché di solito colpisce soggetti nell’infanzia o nell’adolescenza, ed è generata dalla morte progressiva delle beta-cellule pancreatiche, che causano carenza di Insulina endogena, necessaria a smaltire gli zuccheri assunti con l’alimentazione.
Finora gli inibitori SGLT2 erano stati valutati solo nella cura del diabete mellito di tipo 2, quello che insorge a seguito di obesità o di cattive abitudini alimentari.
Gli studi clinici avevavo dimostrato che l’Empagliflozin e il Canagliflozin erano in grado di ridurre di un terzo la mortalità per qualsiasi causa nei pazienti con diabete mellito di tipo 2. ( Xagena Medicina )
Fonte: Lexicon, 2017
Xagena_Salute_2017
Per approfondimenti: Diabetologia.net http://diabetologia.net/