Salute
Piero Barbanti, responsabile dell’Unità per la cura e la ricerca su cefalee e dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma, ha spiegato in una intervista che cosa succede in un soggetto reduce da un grave shock, come sopravvivere a una catastrofe.
La paura è una reazione normale; per esempio fare un esame a scuola crea paura, una reazione nella norma che finisce dopo poco, quando scompare l’elemento causale.
L’ansia invece si ha quando la paura è eccessiva, ci si trova in una condizione di attesa oppure anche se non c’è nulla da aspettare si è comunque preoccupati.
Il panico invece è una sensazione fisica drammatica. Il paziente ha difficoltà a spiegarla, ricorre a espressioni che descrivono la sensazione di morire, il cuore uscire dal petto, la mancanza di respiro. Il panico giunge apparentemente all’improvviso, mentre la persona svolge attività normali.
Nei soggetti con ansia e poi con panico, la realtà viene iperosservata, e questo rende la vita molto faticosa. Sono tante le persone che soffrono di attacchi di panico, con una prevalenza nel corso della vita intorno al 5%, con una bassissima incidenza nei soggetti anziani.
Gli attacchi di panico colpiscono prevalentemente le donne, soprattutto le ragazze, iniziando in genere nella tarda adolescenza, attorno ai 17-18 anni, e nella prima età adulta, il periodo di massimo acme di questo disturbo.
Nel corso del tempo, dopo i 50 anni, la frequenza degli episodi tende a diminuire.
Alcune persone soffrono solo di attacchi di panico, rivelando così di soffrire di disturbo da attacchi di panico; in altri soggetti gli attacchi di panico si presentano in un quadro di depressione.
Gli attacchi di panico hanno in parte una base psicologica e in parte una base organica.
L'amigdala è la parte del cervello che gestisce le emozioni, in particolare la paura; ad essa giungono le informazioni coscienti del quotidiano. L’amigdala è in connessione con l’ippocampo, che ha un ruolo nei ricordi. Un fenomeno esterno apparentemente banale può svegliare una situazione latente di turbamento, con insorgenza dell’attacco di panico.
Il meccanismo della rimozione e della attenuazione delle emozioni è un meccanismo salvavita che il cervello attua in continuazione, ma rimozione non significa cancellazione.
Gli attacchi di panico devono essere curati perché incidono profondamente sulla vita del soggetto. In alcuni soggetti gli attacchi di panico sono poco frequenti e scompaiono nel corso della vita; tuttavia, chi soffre di attacchi di panico deve sottoporsi a terapia, abbinando cure farmacologiche e cure psicologiche; i tranquillanti hanno dimostrato di essere poco efficaci, mentre è maggiore l’utilità degli antidepressivi.
I soggetti che sopravvivono a catastrofi vanno incontro a un disturbo, definito disturbo da stress post-traumatico, che riguarda fino all’8% dei sopravvissuti. La persona colpita, anche a distanza di mesi, può improvvisamente sentirsi allarmatissima.
L’esperienza del terremoto che colpì L’Aquila nel 2009 ha dimostrato che, a distanza di due anni, circa il 4% degli aquilani presentava disturbi da stress post-traumatico e il 6% soffriva di depressione.
Le esperienze drammatiche modificano il cervello, anche strutturalmente.
Esistono differenze tra i bambini piccoli, di circa 6-7 anni, e gli adolescenti che sopravvivono a una catastrofe. Per i bambini piccoli tutto è più facilmente schematizzabile, e riescono, seppure con difficoltà, ma più facilmente, a collocare una tragedia all’interno di una delle categorie infantili, in cui compaiono magia, supereroi, mostri.
Gli adolescenti, che hanno pensieri da adulti ma una emotività ancora da bambini, possono presentare grossi problemi nel superare il trauma; per questo devono essere tutelati come dei poli-traumatizzati fisici e protetti con l’intervento degli psicologi. ( Xagena Medicina )
Fonte: Irccs San Raffaele Pisana di Roma, 2017
Xagena_Salute_2017
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