Salute
Gli interventi di salute pubblica tesi a prevenire l’insorgenza del diabete possono rappresentare un modo efficace per ridurre il burden di demenza, in assenza di una cura per il deficit cognitivo.
Il diabete è uno dei quattro fattori potenzialmente modificabili che, se eliminato o migliorato, potrà ridurre i tassi di demenza nella popolazione generale.
La percentuale dei casi di demenza che ipoteticamente potrebbe essere evitata in caso di non-insorgenza del diabete sarebbe del 4.9%.
Per esplorare l'influenza dei diversi fattori di rischio potenzialmente modificabili sulla demenza, i ricercatori del French National Institute of Health and Medical Research ( INSERM ) a Montpellier ( Francia ) hanno preso in esame i dati dello studio ESPRIT, uno studio di coorte riguardante persone di età superiore ai 65 anni.
Al basale i soggetti non presentavano danno cognitivo lieve e demenza.
L'analisi ha interessato 1.433 partecipanti ( età media 72.5 anni ).
Nel corso del periodo di follow-up mediano di 7.31 anni, ci sono stati 31 casi incidenti di demenza e 374 casi di danno cognitivo in forma lieve.
Le seguenti variabili sono risultate associate a un maggiore rischio di diagnosi di demenza o di decadimento cognitivo lieve: intelligenza cristallizzata ( secondo i punteggi del Neale Adult Reading Test ): hazard ratio, HR=1.72; depressione: HR=1.39; consumo di frutta e verdura inferiore a 2 volte al giorno: HR=1.26; diabete mellito: HR=1.85.
Il trattamento della depressione e del diabete è stato analizzato come variabile relativa al rischio di demenza e decadimento cognitivo lieve, ma non è risultato essere fattore significativo.
L'assunto di base era che sebbene il trattamento del diabete e della depressione fosse in grado di eliminare i sintomi e ridurre il rischio, la persona era stata comunque esposta agli effetti biologici negativi associati alla condizione patologica correlata all’eziologia della demenza, come l'infiammazione, l’aumento della permeabilità della barriera emato-encefalica, i danni alla materia bianca, e l’aumento delle concentrazioni di cortisolo. ( Xagena Medicina )
Fonte: British Medical Journal, 2010
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