Salute
Uno studio coordinato dalla Cleveland Clinic ha dimostrato che Ibudilast riesce a ridurre l’atrofia del cervello nei pazienti colpiti da sclerosi multipla progressiva.
Il farmaco ha preservato, in media 2.5 millilitri di tessuto cerebrale all’anno.
Ibudilast è un farmaco con proprietà antinfiammatorie, che agisce come un inibitore delle fosfodiesterasi, e in particolare di PDE4.
Per le sue proprietà broncodilatatrici e vasodilataorietrova impiego soprattutto in Giappone per il trattamento di asma e ictus.
Uno studio ha coinvolto 255 pazienti con forma progressiva di sclerosi multipla, che sono stati suddivisi in due gruppi, uno trattato col farmaco, da assumere per via orale fino a 10 capsule al giorno, e uno con placebo.
Il trattamento è durato 96 settimane ( 2 anni ), e ogni 6 mesi i pazienti sono stati sottoposti a scansioni cerebrali per valutare l'andamento dell'atrofia cerebrale, una delle conseguenze della malattia.
Dall'analisi delle immagini è stato osservato un rallentamento nella riduzione del volume cerebrale nei pazienti trattati con Ibudilast, pari a 2.5 millilitri preservati ogni anno.
Gli effetti collaterali rilevati, in particolar modo problemi gastrointestinali ( diarrea e nausea ), e neuropsichiatrici ( cefalea e depressione ), non sono stati dissimili tra i due gruppi.
Nonostante i risultati positivi sotto il profilo della preservazione del tessuto cerebrale, non è ancora chiaro se Ibudilast sia efficace anche nel ridurre il declino funzionale e cognitivo caratteristico della malattia.
Lo studio è stato supportato dal National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NINDS ), parte dei National Institutes of Health ( Stati Uniti ).
Esistono diverse forme di sclerosi multipla.
La forma secondariamente progressiva è l'evoluzione della forma recidivante-remittente, ed è caratterizzata da una disabilità persistente che progredisce gradualmente nel tempo.
La forma secondariamente progressiva può essere anche distinta in attiva ( presenza di ricadute e/o evidenza di attività di malattia alla risonanza ) o non-attiva, cosi come progressiva ( evidenza oggettiva di peggioramento nel tempo della malattia, con o senza ricaduta o segni di attività di malattia alla risonanza ) o non-progressiva.
La forma primariamente progressiva è caratterizzata da un peggioramento delle funzioni neurologiche fin dalla comparsa dei primi sintomi, in assenza di vere e proprie ricadute o remissioni.
Questa forma può essere distinte in forme attive ( con occasionali ricadute e/o evidenza di attività di malattia alla risonanza ) o non-attive, cosi come progressiva ( evidenza oggettiva di peggioramento nel tempo della malattia, con o senza ricaduta o segni di attività di malattia alla risonanza ) o non-progressiva. ( Xagena Medicina )
Fonte: The New England Journal of Medicine, 2018
Xagena_Salute_2018
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