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Sindrome coronarica acuta: l’uso precoce di Eptifibatide associato a un aumento del rischio di sanguinamento e a una maggiore richiesta di trasfusione


Mercoledì 16 Febbario 2011 - Gli inibitori della glicoproteina IIb/IIIa ( Gp IIb/IIIa ) sono indicati nei pazienti con sindromi coronariche acute che devono essere sottoposti a una procedura invasiva, ma la tempistica ottimale per l’inizio della terapia non è ancora stata chiaramente stabilita.

Uno studio ha confrontato una strategia di somministrazione precoce e routinaria di Eptifibatide ( Integrilin ) con una somministrazione ritardata in 9.492 pazienti con sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento del segmento ST, per i quali era prevista una strategia invasiva.

I pazienti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere la terapia precoce con Eptifibatide ( 2 boli, ciascuno contenente 180 mg/kg di peso corporeo, somministrati a distanza di 10 minuti, e un’infusione standard eseguita 12 ore o più prima dell’angiografia ), o una infusione di placebo con uso di Eptifibatide dopo l’angiografia ( Eptifibatide ritardato ).

L’endpoint primario di efficacia era il composito costituito da mortalità, infarto del miocardio, ischemia ricorrente che ha richiesto rivascolarizzazione urgente, o manifestazione di complicazioni trombotiche durante l’intervento coronarico percutaneo ( PCI ), che ha richiesto terapia con bolo al posto della iniziale terapia assegnata nello studio ( salvataggio trombotico ) a 96 ore.
Il principale endpoint secondario era rappresentato da un composito di mortalità e infarto miocardico entro 30 giorni; il principale endpoint di sicurezza era costituito da sanguinamento e necessità di trasfusione entro le prime 120 ore dalla randomizzazione.

L’endpoint primario si è verificato nel 9.3% dei pazienti nel gruppo Eptifibatide precoce e nel 10.0% di quelli nel gruppo Eptifibatide ritardato ( odds ratio, OR=0.92; P=0.23 ).
A 30 giorni, il tasso di mortalità o infarto miocardico è stato del 11.2% nel gruppo Eptifibatide-precoce rispetto al 12.3% nel gruppo Eptifibatide-ritardato ( OR=0.89; P=0.08 ).

I pazienti del gruppo Eptifibatide-precoce hanno mostrato tassi significativamente più alti di sanguinamento e trasfusione di eritrociti, ma non sono state osservate differenze significative tra i due gruppi nei tassi di sanguinamento grave o negli eventi avversi gravi non-emorragici.

In conclusione, nei pazienti con sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento del segmento ST, l’uso di Eptifibatide somministrato 12 ore o più prima dell’angiografia non è risultato migliore rispetto all’uso di Eptifibatide dopo l’angiografia.
L’uso precoce di Eptifibatide è risultato associato a un aumento del rischio di sanguinamento non-pericoloso per la vita e a una maggiore richiesta di trasfusione. ( Xagena Medicina )

Fonte: N Engl J Med, 2009

Link: AnginaOnline.net

Link: MedicinaNews.it


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