Salute
La somministrazione dell’antinfiammatorio Ketorolac ( anche noto come Toradol ) durante la rimozione del tumore primitivo alla mammella in donne in sovrappeso o obese ( alto BMI, indice di massa corporea ), permette di ridurre il rischio di recidiva.
Queste le conclusioni di uno studio internazionale, condotto dai gruppi di ricerca di Christine Desmedt, dell'Institut Jules Bordet di Bruxelles, e di Elia Biganzoli, della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori e Università Statale di Milano, pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute ( JNCI ).
La rimozione chirurgica del tumore primario alla mammella può attivare meccanismi di risveglio delle cellule tumorali che si sono eventualmente diffuse nel corpo prima dell’intervento ( la cosiddetta dormienza tumorale ), condizione che si associa a cambiamenti fisiologici di tipo infiammatorio.
E' stato dimostrato che il risveglio della dormienza tumorale può associarsi a fenomeni di tipo infiammatorio e produrre un risveglio metastatico accelerato.
Questo processo è particolarmente attivo e peggiorativo nel caso del sovrappeso e obesità, perchè un indice elevato di massa corporea si lega usualmente a una infiammazione cronica di basso grado.
I ricercatori hanno valutato se l'iniezione di un antinfiammatorio, Ketorolac o Diclofenac, durante l'intervento si associ alla riduzione del rischio di sviluppare metastasi cliniche dopo l’intervento chirurgico, scoprendo che solo il primo riduce il rischio di recidiva precoce in pazienti con indice BMI elevato.
Dallo studio è emerso un potenziale importante ruolo del Ketorolac nel trattamento intraoperatorio dei pazienti con carcinoma mammario con un alto indice di massa corporea.
Sarebbe un trattamento potenzialmente sicuro, efficace e meno costoso di altre terapie sistemiche adiuvanti, con buone prospettive di cura anche per i Paesi poveri o meno avanzati nella terapia del tumore alla mammella.
L'obiettivo ora è di convalidare questi risultati nel contesto di uno studio clinico prospettico. ( Xagena Medicina )
Fonte: Università di Milano, 2018
Xagena_Salute_2018
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