Salute
Martedì 8 Marzo 2011 - La terapia endocrina rimuove l’influenza degli estrogeni sulle cellule del tumore del seno e per questo motivo i trattamenti ormonali come Tamoxifene ( Nolvadex ), Megestrolo acetato ( Megace ) e Medrossiprogesterone acetato ( Depo-Provera ) sono stati utilizzati per molti anni nel cancro mammario in stadio avanzato.
Gli inibitori dell’aromatasi inibiscono la sintesi degli estrogeni nei tessuti periferici e hanno un effetto di regressione del tumore simile a quello di altri trattamenti endocrini.
L’Aminoglutetimide ( Orimeten ) è stato il primo inibitore dell’aromatasi utilizzato in clinica, mentre oggi vengono utilizzati gli inibitori dell’aromatasi di terza generazione come Anastrozolo ( Arimidex ), Exemestane ( Aromasin ) e Letrozolo ( Femara ).
I dati derivati da studi randomizzati sui tassi di risposta e gli effetti collaterali di questi farmaci sono ancora limitati.
Un gruppo di ricercatori del London School of Hygiene and Tropical Medicine in Gran Bretagna ha conodtto una revisione della letteratura per confrontare gli inibitori dell’aromatasi con altre terapie endocrine nel trattamento del tumore alla mammella in stadio avanzato in donne in postmenopausa.
Sono stati identificati 37 studi, 31 dei quali sono stati inclusi nell’analisi principale che ha confrontato gli inibitori dell’aromatasi versus qualsiasi altro tattamento ( 11.403 donne coinvolte ).
Le stime hanno mostrato un significativo beneficio di sopravvivenza per il trattamento con un inibitore dell’aromatasi rispetto alle altre terapie endocrine ( hazard ratio, HR=0.90 ).
Anche una sotto-analisi sui 3 inibitori dell’aromatasi comunemente prescritti ( Anastrozolo, Exemestane e Letrozolo ) ha mostrato un beneficio di sopravvivenza simile ( HR=0.88 ).
I limitati dati disponibili sul confronto tra due diversi inibitori dell’aromatasi suggeriscono una superiorità di Letrozolo su Anastrozolo.
Gli inibitori dell’aromatasi hanno un diverso profilo di tossicità rispetto alle altre terapie endocrine.
Per quelli attualmente prescritti e per tutti gli inibitori dell’aromatasi combinati, sono stati osservati livelli simili di vampate e artralgia, con un aumento dei rischi di rash, nausea, diarrea e vomito, ma con una diminuzione del 71% nel rischio di sanguinamento vaginale e del 47% negli eventi tromboembolici rispetto ad altre terapie endocrine.
In conclusione, in donne con tumore mammario allo stadio avanzato ( metastatico ), gli inibitori dell’aromatasi, inclusi quelli attualmente in uso clinico, mostrano un beneficio di sopravvivenza rispetto alle altre terapie endocrine. ( Xagena Medicina )
Fonte: Cochrane Database Syst Rev, 2009
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